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giovedì, novembre 25, 2010

Striscione

Riportiamo in altro l'Università. Anche dalla cima del rettorato di Tor Vergata lo striscione che campeggia su tutti i tetti culturali d'Italia. Soddisfazione personale di vedere una mia foto su Repubblica.it (la nona in questa galleria)

mercoledì, novembre 24, 2010

Vigilia

Domani è una giornata storica. Domani è la giornata che verrà ricordata in un lontano futuro come il giorno in cui l'Italia si è arresa. Pochi si rendono conto della portata di ciò che avverrà domani, i pochi segnali che stanno arrivando non vengono purtroppo compresi. Tento di far capire la portata del cambiamento senza giri di parole già visti.

Domani il Governo Italiano porterà all'esame del Parlamento una riforma dell'Università strutturale, che non modifica una parte del sistema, ma ne imposta uno nuovo. Per avere un analogo bisogna tornare indietro alla riforma Gentile. Lo fa in un momento di crisi politica e al minimo di autorevolezza interna ed internazionale. Per anni l'Università è stata sminuita nella sua funzione con tagli e aggiustamenti che l'hanno portata alla stato attuale. Quella di domani è paragonabile alle altre? Siamo davanti ad un nuovo autunno caldo come i tanti altri che ci sono stati in precedenza? No.

Ci troviamo davanti ad una transizione di fase, che non avviene improvvisamente ma in seguito ad un lento cambiamento, sempre rivolto nella medesima direzione, che è arrivato ad un punto in cui la condizione generale cambierà radicalmente. Attenzione però il punto di rottura è difficile da individuare perché gli effetti sul resto della società saranno minimi nell'immediato futuro. Come una crepa che lentamente si allunga in un vetro quella dell'Università si creerà domani, dopo anni di ripetuti colpetti. L'Università si accorgerà subito della crepa perché è da li che inizierà a rompersi il Paese, ma nella società si allungherà poco alla volta e il vetro si romperà in due solo fra tanti anni. 

L'Università che verrà creata dopo l'approvazione del DDL Gelmini sarà un'Istituzione privata del suo cuore pulsante: la Ricerca. L'impianto è tale per cui tale attività, la più alta attività culturale, ovvero la produzione di nuova cultura, verrà interrotta nel luogo dove viene formata l'Italia del futuro. Se c'è una cosa che ho imparato nei sei anni passati all'interno dell'Università è che le innovazioni che renderanno migliore la nostra società del 2050 stanno nascendo oggi come idee degli studenti che vedo ogni giorno nelle aule. Quando inoperosamente smettono di studiare e scambiano le loro idee sui più disparati argomenti, gli studenti dell'Università stanno costruendo il futuro dell'Italia. Quando nei prossimi anni, quasi stupiti di come stiano diventando qualcosa di serio, applicheranno la parte migliore di quelle idee sul posto di lavoro avranno iniziato a far girare il meccanismo che porterà ad un Italia migliore. Avviene sempre tutto ciò? No, in rari casi in questo delicato ecosistema. La radice di queste idee arriva da un'Università Libera. Libera di costruire nuove idee analizzando criticamente le vecchie, libera di scoprire cose nuove e impreviste nei laboratori, libera di confrontarsi con il resto del Mondo, libera di distruggere le vecchie impostazioni formali per crearne delle nuove, in qualsiasi campo. Questo è fare Ricerca.
Ciò in cui si vuole trasformare l'Università è un superliceo, che insegni ciò che vi è di assodato e lo applichi nel mondo produttivo. Il Paese che ha dato i natali a Galileo finirà di chiedersi come è fatto il Mondo. Lo farò solo in ghetti isolati, istituti di ricerca in cui i pochi interessati potranno ancora smontare il Mondo e ricomporlo in forme nuove, luoghi da cui però non passeranno tutti gli studenti come ora. I Professori inizieranno a fossilizzare il loro modo di insegnare senza lo sprone della Ricerca. Perderemo grandi idee perché non permetteremo ai giovani di mettere in dubbio le vecchie. Perderemo giovani interessati alla Ricerca perché non la vedranno mai durante il loro percorso di formazione.

Succederà il prossimo anno? No, il prossimo anno sarà quasi uguale a questo, ma sarà morto qualcosa. Ci metterà anni a rendersi evidente, anni in cui questo momento passerà inosservato e in cui le idee nasceranno ma sempre in minor numero. Il Paese si sarà arreso ma come un treno in corsa continuerà ad andare avanti per inerzia ancora per un po', a motore spento. Si può sacrificare la Ricerca in Italia oggi? Per la dirigenza attuale concentrata solo sul presente non c'è dubbio che la risposta è affermativa. Ci sono altre priorità molto più contingenti. E' evidente che sono queste a determinare la bilancia delle elezioni.

Una scelta tanto radicale viene fatta da un Governo che ha depresso il ruolo culturale e di crescita dell'Italia nel Mondo, in un momento di crisi politica evidente. Una riforma strutturale dell'Università va fatta, al più presto e con principi diametralmente opposti. Va costruita insieme alle menti del Paese, di tutte le età, e con il più ampio consenso politico.

Nei prossimi anni cosa daremo al Mondo? Oggi le menti migliori fuggono all'estero perché il genio italiano non ha gli spazi per svilupparsi e diventare adulto. In un futuro non ci saranno più menti da esportare, né da far crescere qui. L'Italia, che da sempre ha dato il suo più grande contributo al Mondo nel far crescere la conoscenza di sé più che in qualunque altro ramo, avrà fallito nel dare il suo contributo nel far avanzare l'Umanità.

Scritto da un pessimista che tenta di fare congetture realistiche, nella certezza che il DDL verrà approvato.

domenica, giugno 14, 2009

Il Panda Albino

In una società massificata come la nostra sembra strano sentirsi una sottospecie in estinzione. Per me però ultimamente è proprio così che procedono le cose. Qualche tempo fa infatti è stata ufficializzata la chiusura del mio corso di laurea specialistica in "Scienze dell'Universo", chi vorrà fare astrofisica dal prossimo anno verrà integrato nella specialistica di Fisica è verrà creato l'apposito indirizzo. Tale scelta porta sostanzialmente ad una riduzione dell'offerta formativa dovuta alla chiusura di molti corsi a scelta senza particolari risparmi in fatto di stipendi (i professori rimangono numericamente gli stessi) o amministrativi (visto che la stessa persona che si occupava di noi si prendeva cura anche della triennale e della specialistica in Fisica e continuerà a farlo). La motivazione è da ricercarsi nei malus (tagli dei fondi ordinari) per le Università che presentano corsi con pochi iscritti; per evitare tagli è stato quindi deciso di eliminare i corsi più piccoli accorpandoli insieme. Nel nostro caso infatti si trattava di "soli" 16 iscritti. Ora tale scelta ideologica vorrebbe essere fatta passare come meritocratica perché "elimina piccoli corsi inutili". In realtà guardare al numero di iscritti non significa valutare un corso di laurea, vorrei proprio vedere se avrebbero davvero il coraggio di definire inutile un corso di Astrofisica come il nostro che vanta esperti rinomati in vari settori nel collegio docenti (probabilmente avrebbero il coraggio...). Ormai però le direttive sono state date e molti altri corsi verranno riassorbiti come il nostro. Alcuni sostengono che la nuova collocazione (al di là dai tagli) sia più corretta perché inquadrata all'interno della specialistica in Fisica e non mi sento di dargli torto. Rimango comunque dell'idea che all'interno della riforma 3+2 sarebbe più corretto che ogni indirizzo attuale di Fisica (Teorica, Nucleare, Elettronica, Biologica) ,oltre ad Astrofisica, avesse il suo corso di laurea magistrale. Sta di fatto che io sarò uno degli ultimi a laurearsi con il sistema attuale, visto che sono stato tra gli ultimi a iscriversi... e non è finita qui!

Colpito una seconda volta in poco tempo, hanno fatto fuori anche il mio indirizzo sperimentale delle superiori. In realtà ad essere eliminato è proprio il sistema delle sperimentazioni (più del 60% dei liceali lo sfruttano ad oggi) , che permettevano delle variazioni nel numero di ore dei vari corsi e permettevano anche di introdurne altri non previsti. Nel mio caso ad esempio, tra le molte differenze, spiccava la presenza del laboratorio di Fisica-Chimica. Non mi stancherò mai di dire che quel corso, grazie al professor Calabrò, mi ha portato al primo anno di Fisica con le basi di come si scrive una relazione di laboratorio e della trattazione degli errori, uno tra i pochissimi degli iscritti del mio anno. Toglieranno anche questa opportunità per motivi di bilancio, e io diventerò uno strano relitto di una fase di riforme che è collassata su se stessa...

giovedì, giugno 11, 2009

Il 6 e l'Italia che vorremmo

Non so se sapete o meno il machiavellico problema che si sta gonfiando negli ultimi giorni riguardo i voti e la promozione degli studenti delle scuole medie. Se siete a digiuno leggete prima qui qualche notizia basilare. In pratica l'idea portata avanti dal Ministero (mi rifiuto di credere che le direttive e le idee arrivino dalla Gelmini) è la meritocrazia all'estremo. In pratica se il ragazzo ha anche una sola insufficienza viene automaticamente bocciato.
Visto che i ragazzi non diventano da un anno ad un altro tutti dei geni la percentuale di bocciature si sarebbe impennata clamorosamente. Senza contare che la maggior parte delle volte non si tiene da conto solo la media dei voti o quante insufficienze ci sono ma anche come il ragazzo si è impegnato, se una bocciatura risulterebbe efficace o se è preferibile licenziare il ragazzo con una sufficienza anche risicata permettendogli di cercare un lavoro. Non si da peso quindi solo alle conoscenze acquisite ma a tutta un'esperienza di convivenza civile che serve a formare il futuro cittadino adulto.

Ora tale linea è efficace? Quali risultati ha portato negli ultimi 20-30 anni? Non sarebbe forse il caso di rendere il diploma di scuola media più difficile da raggiungere e quindi più indicativo di un effettivo livello culturale raggiunto? Dobbiamo ricordare d'altronde che si parla di scuola dell'obbligo...

Non c'è dubbio che larga parte dei ragazzi non abbondino in responsabilità, non comprendono il ruolo che un cittadino dovrebbe avere nella società, la loro capacità e il loro potenziale apporto al Paese. Anche guardando gli adulti però ammetto di avvertire la stessa sensazione, senza la scusante dell'età. Perché quindi in altri paesi ( la Scandinavia si posiziona al top) si respira tutt'altra aria? Li sembra che le persone abbiano più sale in zucca e voglia di apprendere (a tutte le età). Il Discorso è complicato ed estremamente lungo. Forse riguardo l'Italia l'istruzione è IL PROBLEMA. Volutamente senza pretese di completezza tronco qui gli spunti e passo ad illustrare arbitrariamente e dal mio punto di vista questa proposta ed una mia controproposta.

La situazione attuale dopo le direttive ministeriali è la seguente: si boccia con un'insufficienza. Per non dover bocciare il 70% dei ragazzi e più (si tratterebbe di numeri del genere) i professori si vedono costretti a dare almeno 6 in tutte le materie a chi risulta meritevole della promozione nonostante le valutazioni durante l'anno indichino un voto sotto il 5. Un falso ideologico. L'idea di porre una notifica all'interno della pagella (6 rossi, con l'asterisco o fogli esplicativi a parte) è stata nei giorni scorsi vietata dal ministero. Visto l'estremo ritardo in sostanza le scuole se ne fregheranno visto che gli scrutini finali spesso sono già stati fatti. Campeggeranno quindi un numero spropositato di sei in diverse veste grafiche sulle pagelle di quest'anno. Una misura autoritaria si sta quindi trasformando in una barzelletta scolastica in cui, escludendo i bocciati, non esistono studenti preparati in modo insufficiente in Italia: tutti diligenti lavoratori, molto distante dalla realtà purtroppo.

Controproposta: per ogni materia si affianca al voto classico di contenuto di studio, le conoscenze, voti per le competenze e le capacità (metodo usato, anche se non sfruttandone tutte le capacità, nel corso sperimentale che ho frequentato al liceo). A fine anno si media sulle tre votazioni e su tutte le materie, se si risulta sufficienti si è promossi. Se però il voto di conoscenze di una materia non risulta sufficiente si deve recuperare, con appositi corsi di recupero che andrebbero finanziati (proprio per l'assenza di fondi attualmente alle medie non esistono in modo istituzionale). Si contrae quindi un debito di conoscenze. Se le competenze e le capacità non sono sufficienti i ragazzi vanno seguiti, magari istituendo un corso per dare un metodo di studio solido. Se alla fine dei tre anni non sono stati recuperati tutti i debiti formativi il voto massimo ottenibile al diploma va scalato proporzionalmente. Ammettiamo ad esempio che considerando tutti gli anni e tutte le materie si risulti alla fine avere conoscenze sufficienti solo in 8\10 dei corsi, al massimo si potrebbe aspirare all'otto. I ragazzi sarebbero quindi motivati a recuperare (anche in corso durante l'anno se non d'estate) per non uscire con un voto basso. Questo sempre che la televisione non abbia completamente cotto il loro povero cervello e sperando che siano ancora interessati a presentarsi alla società come persone competenti e acculturate...

Fine sproloquio.

lunedì, marzo 30, 2009

Scioglimenti

Zoro da il meglio di se ai congressi!


lunedì, marzo 02, 2009

Ciao Walter!

Pazientate e tornerò con più aggiornamenti di prima non appena avrò finito questi esami... eh che stanchezza... Intanto riconsolatevi con Zoro che ci spiega cosa non è andato e come sarebbe potuta finire con il PD giorni fa. Il tutto nell'ultima puntata dell'era veltroniana di Tolleranza Zoro.


venerdì, febbraio 20, 2009

Ronde

Avete presente tutta la discussione degli ultimi tempi sui Decreti Legge? In particolare sulla decretazione d'urgenza e sul fatto che la responsabilità di un tale provvedimento è del Governo? Oggi è stato approvato il dl sulla sicurezza ma il nostro premier ha tenuto a precisare che in realtà non sussiste una vera emergenza stupri perché, facendo l'esempio di Roma, nell'ultimo anno sono calati del 10%.

Prima osservazione: il dato statistico (lo prendo per buono) confuterebbe l'effetto bolla sui notiziari che alcune vicende di cronaca hanno provocato facendo leva sull'emotività del pubblico. Questo dimostra come ancora una volta la cronaca, in particolare quella fatta male si riesca ad impadronire dei palinsesti informativi a discapito di altri settori giornalistici a mio parere ben più importanti.

Seconda osservazione: come si può sostenere la decretazione d'urgenza del decreto se poi si conferma che il fenomeno degli stupri è in diminuzione? Allora questo dl è stato fatto solo per come è stato dato risalto alla notizia in questione! Non perché oggettivamente serve! In pratica uno spot pubblicitario...

Pare che nelle ronde, autorizzate dalla questura, ci debba essere una prevalenza di cittadini preparati sulla questione, cioè ex militari ed ex appartenenti alle forze dell'ordine. La prevalenza però...La questione mi sembra che stia scappando decisamente di mano, vista anche la preponderanza ultimamente di atti razzisti e squadristi. Penso al povero kebabbaro di Arco di Travertino, da cui andiamo a mangiare ogni tanto, a cui è stato sfasciato il negozio mentre aggredivano 4 rumeni a sprangate... gli strumenti di ordinanza delle ronde quali saranno? manganelli e olio di ricino? Ovviamente sto esagerando però mi chiedo quanto sia effettivamente lontana la linea di confine con uno Stato nazionalista e intollerante.

E la prossima volta che protestiamo in camice in giro per Roma e ci fermano dichiareremo che è una ronda contro l'ignoranza...

mercoledì, febbraio 11, 2009

venerdì, gennaio 23, 2009

Socialnetworking a forza

Mi chiedo... a quando la creazione dell'evento su facebook?

giovedì, gennaio 22, 2009

Aggiornamento Obama

Qualche nuovo media sul giuramento di Obama.




Il video ufficiale su you tube della Casa Bianca

Un milione di persone posso dire "io c'ero" (conteggiate da google)
Qui la foto di tutta Washington con delle formiche umane che guardano panorami di marmo

martedì, gennaio 20, 2009

La Nuova Era

Un giorno mi piacerebbe dire ai miei figli che il giorno che più di tutti ha segnato la mia giovinezza è stato il 20 gennaio 2009 invece della triste data di 7 anni fa. E' impensabile tentare di descrivere le emozioni fortissime che ho provato ascoltando il discorso, avevo i brividi lungo la schiena. Forse per la prima volta dopo anni mi ritrovo a pensare che forse un futuro quest'umanità lo può ancora ottenere nonostante tutto.



Qui di seguito il discorso del neo proclamato Presidente degli Stati Uniti d'America Barack H. Obama. Mi sono permesso di evidenziare in grassetto la frase che mi ha fatto sussultare di gioia sentendola. Traduzione di repubblica.it

OGGI mi trovo di fronte a voi, umile per il compito che ci aspetta, grato per la fiducia che mi avete accordato, cosciente dei sacrifici compiuti dai nostri avi. Ringrazio il presidente Bush per il servizio reso alla nostra nazione, e per la generosità e la cooperazione che ha mostrato durante questa transizione.

Quarantaquattro americani hanno pronunciato il giuramento presidenziale. Queste parole sono risuonate in tempi di alte maree di prosperità e di calme acque di pace. Ma spesso il giuramento è stato pronunciato nel mezzo di nubi tempestose e di uragani violenti. In quei momenti, l'America è andata avanti non solo grazie alla bravura o alla capacità visionaria di coloro che ricoprivano gli incarichi più alti, ma grazie al fatto che Noi, il Popolo, siamo rimasti fedeli agli ideali dei nostri antenati e alle nostre carte fondamentali.

Così è stato finora. Così deve essere per questa generazione di americani.

E' ormai ben chiaro che ci troviamo nel mezzo di una crisi. La nostra nazione è in guerra contro una rete di violenza e di odio che arriva lontano. La nostra economia si è fortemente indebolita, conseguenza della grettezza e dell'irresponsabilità di alcuni, ma anche della nostra collettiva incapacità di compiere scelte difficili e preparare la nostra nazione per una nuova era. C'è chi ha perso la casa. Sono stati cancellati posti di lavoro. Imprese sono sparite. Il nostro servizio sanitario è troppo costoso. Le nostre scuole perdono troppi giovani. E ogni giorno porta nuove prove del fatto che il modo in cui usiamo le risorse energetiche rafforza i nostri avversari e minaccia il nostro pianeta.

Questi sono gli indicatori della crisi, soggetti ad analisi statistiche e dati. Meno misurabile ma non meno profonda invece è la perdita di fiducia che attraversa la nostra terra - un timore fastidioso che il declino americano sia inevitabile e la prossima generazione debba avere aspettative più basse.

Oggi vi dico che le sfide che abbiamo di fronte sono reali. Sono serie e sono numerose. Affrontarle non sarà cosa facile né rapida. Ma America, sappilo: le affronteremo.

Oggi siamo riuniti qui perché abbiamo scelto la speranza rispetto alla paura, l'unità degli intenti rispetto al conflitto e alla discordia.

Oggi siamo qui per proclamare la fine delle recriminazioni meschine e delle false promesse, dei dogmi stanchi, che troppo a lungo hanno strangolato la nostra politica.

Siamo ancora una nazione giovane, ma - come dicono le Scritture - è arrivato il momento di mettere da parte gli infantilismi. E' venuto il momento di riaffermare il nostro spirito tenace, di scegliere la nostra storia migliore, di portare avanti quel dono prezioso, l'idea nobile, passata di generazione in generazione: la promessa divina che tutti siamo uguali, tutti siamo liberi e tutti meritiamo una possibilità di perseguire la felicità in tutta la sua pienezza.

Nel riaffermare la grandezza della nostra nazione, ci rendiamo conto che la grandezza non è mai scontata. Bisogna guadagnarsela. Il nostro viaggio non è mai stato fatto di scorciatoie, non ci siamo mai accontentati. Non è mai stato un sentiero per incerti, per quelli che preferiscono il divertimento al lavoro, o che cercano solo i piaceri dei ricchi e la fama.

Sono stati invece coloro che hanno saputo osare, che hanno agito, coloro che hanno creato cose - alcuni celebrati, ma più spesso uomini e donne rimasti oscuri nel loro lavoro, che hanno portato avanti il lungo, accidentato cammino verso la prosperità e la libertà.

Per noi, hanno messo in valigia quel poco che possedevano e hanno attraversato gli oceani in cerca di una nuova vita.

Per noi, hanno faticato in aziende che li sfruttavano e si sono stabiliti nell'Ovest. Hanno sopportato la frusta e arato la terra dura.
Per noi, hanno combattuto e sono morti, in posti come Concord e Gettysburg; in Normandia e a Khe Sahn.
Questi uomini e donne hanno lottato e si sono sacrificati e hanno lavorato finché le loro mani sono diventate ruvide per permettere a noi di vivere una vita migliore. Hanno visto nell'America qualcosa di più grande che una somma delle nostre ambizioni individuali; più grande di tutte le differenze di nascita, censo o fazione.

Questo è il viaggio che continuiamo oggi. Rimaniamo la nazione più prospera, più potente della Terra. I nostri lavoratori non sono meno produttivi rispetto a quando è cominciata la crisi. Le nostre menti non sono meno inventive, i nostri beni e servizi non meno necessari di quanto lo fossero la settimana scorsa, o il mese scorso o l'anno scorso. Le nostre capacità rimangono inalterate. Ma è di certo passato il tempo dell'immobilismo, della protezione di interessi ristretti e del rinvio di decisioni spiacevoli. A partire da oggi, dobbiamo rialzarci, toglierci di dosso la polvere, e ricominciare il lavoro della ricostruzione dell'America.

Perché ovunque volgiamo lo sguardo, c'è lavoro da fare. Lo stato dell'economia richiede un'azione, forte e rapida, e noi agiremo - non solo per creare nuovi posti di lavoro, ma per gettare le nuova fondamenta della crescita.

Costruiremo le strade e i ponti, le reti elettriche e le linee digitali che alimentano i nostri commerci e ci legano gli uni agli altri. Restituiremo alla scienza il suo giusto posto e maneggeremo le meraviglie della tecnologia in modo da risollevare la qualità dell'assistenza sanitaria e abbassarne i costi.

Imbriglieremo il sole e i venti e il suolo per alimentare le nostre auto e mandare avanti le nostre fabbriche.
E trasformeremo le nostre scuole, i college e le università per venire incontro alle esigenze dei tempi nuovi. Possiamo farcela. E lo faremo.

Ora, ci sono alcuni che contestano le dimensioni delle nostre ambizioni - pensando che il nostro sistema non può tollerare troppi grandi progetti. Costoro hanno corta memoria. Perché dimenticano quel che questo paese ha già fatto. Quel che uomini e donne possono ottenere quando l'immaginazione si unisce alla volontà comune, e la necessità al coraggio.

Quel che i cinici non riescono a capire è che il terreno gli è scivolato sotto i piedi. Gli argomenti politici stantii che ci hanno consumato tanto a lungo non sono più applicabili. La domanda che formuliamo oggi non è se il nostro governo sia troppo grande o troppo piccolo, ma se funzioni o meno - se aiuti le famiglie a trovare un lavoro decentemente pagato, cure accessibili, una pensione degna. Laddove la risposta sia positiva, noi intendiamo andare avanti. Dove sia negativa, metteremo fine a quelle politiche. E coloro che gestiscono i soldi della collettività saranno chiamati a risponderne, affinché spendano in modo saggio, riformino le cattive abitudini, e facciano i loro affari alla luce del sole - perché solo allora potremo restaurare la vitale fiducia tra il popolo e il suo governo.

La questione di fronte a noi non è se il mercato sia una forza del bene o del male. Il suo potere di generare benessere ed espandere la libertà è rimasto intatto. Ma la crisi ci ricorda che senza un occhio rigoroso, il mercato può andare fuori controllo e la nazione non può prosperare a lungo quando il mercato favorisce solo i già ricchi. Il successo della nostra economia è sempre dipeso non solo dalle dimensioni del nostro Pil, ma dall'ampiezza della nostra prosperità, dalla nostra capacità di estendere le opportunità per tutti coloro che abbiano volontà - non per fare beneficenza ma perché è la strada più sicura per il nostro bene comune.

Quanto alla nostra difesa comune, noi respingiamo come falsa la scelta tra sicurezza e ideali. I nostri Padri Fondatori, messi di fronte a pericoli che noi a mala pena riusciamo a immaginare, hanno stilato una carta che garantisca l'autorità della legge e i diritti dell'individuo, una carta che si è espansa con il sangue delle generazioni. Quegli ideali illuminano ancora il mondo, e noi non vi rinunceremo in nome di qualche espediente. E così, per tutti i popoli e i governi che ci guardano oggi, dalle più grandi capitali al piccolo villaggio dove è nato mio padre: sappiate che l'America è amica di ogni nazione e di ogni uomo, donna e bambino che sia alla ricerca di un futuro di pace e dignità, e che noi siamo pronti ad aprire la strada ancora una volta.

Ricordiamoci che le precedenti generazioni hanno sgominato il fascismo e il comunismo non solo con i missili e i carriarmati, ma con alleanze solide e convinzioni tenaci. Hanno capito che il nostro potere da solo non può proteggerci, né ci autorizza a fare come più ci aggrada. Al contrario, sapevano che il nostro potere cresce quanto più lo si usa con prudenza. La nostra sicurezza emana dalla giustezza della nostra causa, dalla forza del nostro esempio, dalle qualità dell'umiltà e del ritegno.

Noi siamo i custodi di questa eredità. Guidati ancora una volta dai principi, possiamo affrontare le nuove minacce che richiederanno sforzi ancora maggiori - una cooperazione e comprensione ancora maggiori tra le nazioni. Cominceremo a lasciare responsabilmente l'Iraq alla sua gente, e a forgiare una pace duramente guadagnata in Afghanistan. Con i vecchi amici e i vecchi nemici, lavoreremo senza sosta per diminuire la minaccia nucleare, e respingere lo spettro di un pianeta che si surriscalda. Non chiederemo scusa per il nostro stile di vita, né ci batteremo in sua difesa. E a coloro che cercano di raggiungere i propri obiettivi creando terrore e massacrando gli innocenti, noi diciamo adesso che il nostro spirito è più forte e non può essere infranto. Voi non ci sopravviverete, e noi vi sconfiggeremo.

Perché noi sappiamo che il nostro retaggio "a patchwork" è una forza e non una debolezza. Noi siamo una nazione di cristiani e musulmani, ebrei e induisti e non credenti. Noi siamo formati da ciascun linguaggio e cultura disegnata in ogni angolo di questa Terra; e poiché abbiamo assaggiato l'amaro sapore della Guerra civile e della segregazione razziale e siamo emersi da quell'oscuro capitolo più forti e più uniti, noi non possiamo far altro che credere che i vecchi odi prima o poi passeranno, che le linee tribali saranno presto dissolte, che se il mondo si è rimpicciolito, la nostra comune umanità dovrà riscoprire se stessa; e che l'America deve giocare il suo ruolo nel far entrare il mondo in una nuova era di pace.

Per il mondo musulmano noi indichiamo una nuova strada, basata sul reciproco interesse e sul mutuo rispetto. A quei leader in giro per il mondo che cercano di fomentare conflitti o scaricano sull'Occidente i mali delle loro società - sappiate che i vostri popoli vi giudicheranno su quello che sapete costruire, non su quello che distruggete. A quelli che arrivano al potere attraverso la corruzione e la disonestà e mettendo a tacere il dissenso, sappiate che siete dalla parte sbagliata della Storia; ma che vi tenderemo la mano se sarete pronti ad aprire il vostro pugno.

Alla gente delle nazioni povere, noi promettiamo di lavorare insieme per far fiorire le vostre campagne e per pulire i vostri corsi d'acqua; per nutrire i corpi e le menti affamate. E a quelle nazioni, come la nostra. che godono di una relativa ricchezza, noi diciamo che non si può più sopportare l'indifferenza verso chi soffre fuori dai nostri confini; né noi possiamo continuare a consumare le risorse del mondo senza considerare gli effetti. Perché il mondo è cambiato e noi dobbiamo cambiare con esso.

Se consideriamo la strada che si apre davanti a noi, noi dobbiamo ricordare con umile gratitudine quegli americani coraggiosi che, proprio in queste ore, controllano lontani deserti e montagne. Essi hanno qualcosa da dirci oggi, proprio come gli eroi caduti che giacciono ad Arlington mormorano attraverso il tempo. Noi li onoriamo non solo perché sono i guardiani della nostra libertà, ma perché essi incarnano lo spirito di servizio: una volontà di trovare significato in qualcosa più grande di loro. In questo momento - un momento che definirà una generazione - è precisamente questo lo spirito che deve abitare in tutti noi.

Per tanto che un governo possa e debba fare, alla fine è sulla fede e la determinazione del popolo americano che questa nazione si fonda. E' la gentilezza nell'accogliere uno straniero quando gli argini si rompono, la generosità dei lavoratori che preferiscono tagliare il proprio orario di lavoro piuttosto che vedere un amico perdere il posto, che ci hanno guidato nei nostri momenti più oscuri. E' il coraggio dei vigili del fuoco nel precipitarsi in una scala invasa dal fumo, ma anche la volontà di un genitore di nutrire il proprio figlio, che alla fine decidono del nostro destino.

Forse le nostre sfide sono nuove. Gli strumenti con cui le affrontiamo forse sono nuovi. Ma i valori da cui dipende il nostro successo - lavoro duro e onestà, coraggio e fair play, tolleranza e curiosità, lealtà e patriottismo - tutto questo è vecchio. Sono cose vere. Sono state la forza tranquilla del progresso nel corso di tutta la nostra storia. Quel che è necessario ora è un ritorno a queste verità. Quel che ci viene chiesto è una nuova era di responsabilità - il riconoscimento, da parte di ogni americano, che abbiamo un dovere verso noi stessi, la nostra nazione, il mondo, doveri che non dobbiamo accettare mugugnando ma abbracciare con gioia, fermi nella consapevolezza che non c'è nulla di più soddisfacente per lo spirito, così importante per la definizione del carattere, che darsi completamente per una causa difficile.

Questo è il prezzo e la promessa della cittadinanza.

Questa è la fonte della nostra fiducia - la consapevolezza che Dio ci ha chiamato a forgiare un destino incerto.

Questo è il significato della nostra libertà e del nostro credo - perché uomini, donne e bambini di ogni razza e di ogni fede possono unirsi nella festa in questo Mall magnifico, e perché un uomo il cui padre meno di sessanta anni fa non avrebbe neanche potuto essere servito in un ristorante ora può trovarsi di fronte a voi per pronunciare il giuramento più sacro di tutti.

Perciò diamo a questa giornata il segno della memoria, di chi siamo e di quanta strada abbiamo fatto. Nell'anno in cui l'America è nata, nel più freddo dei mesi, una piccola banda di patrioti rannicchiati intorno a falò morenti sulle rive di un fiume ghiacciato. La capitale era stata abbandonata. Il nemico avanzava. La neve era macchiata di sangue. Nel momento in cui l'esito della nostra rivoluzione era in dubbio come non mai, il padre della nostra nazione ordinò che si leggessero queste parole al popolo:

"Che si dica al futuro del mondo... che nel profondo dell'inverno, quando possono sopravvivere solo la speranza e la virtù... Che la città e la campagna, allarmate da un pericolo comune, si sono unite per affrontarlo".

America. Di fronte ai nostri pericoli comuni, in questo inverno dei nostri stenti, ricordiamo queste parole senza tempo. Con speranza e virtù, affrontiamo con coraggio le correnti ghiacciate, e sopportiamo quel che le tempeste ci porteranno. Facciamo sì che i figli dei nostri figli dicano che quando siamo stati messi alla prova non abbiamo permesso che questo viaggio finisse, che non abbiamo voltato le spalle e non siamo caduti. E con gli occhi fissi sull'orizzonte e la grazia di Dio su di noi, abbiamo portato avanti il grande dono della libertà e l'abbiamo consegnato intatto alle generazioni future.

giovedì, novembre 06, 2008

The Change We Need
























Ora che i suoi sogni sono i sogni degli Stati Uniti d'America inizia la parte più difficile: farli diventare realtà. Good luck!


martedì, novembre 04, 2008

We Need Barack Obama


In America si sta votando. Sia chiaro che qui si spera nella svolta e in futuro migliore... che tanto si sa che quello che succede sull'altra sponda dell'oceano ci riguarda tutti. Stasera si fa endorsement e io mi schiero per Obama. Ne volete una su tutte? ha 47 anni...

mercoledì, ottobre 29, 2008

Professor Brunetta


Forse non tutti sanno che il Ministro Brunetta è anche Ordinario di Economia Industriale all'Università agli studi di Roma Tor Vergata. Come si legge nella pagina della facoltà il Professore è però in aspettativa. A quanto pare infatti sono anni che non si fa vedere con assiduità dagli studenti e non penso abbia tenuto corsi negli ultimi anni. Potrebbe quindi autodichiararsi fannullone e rinunciare quantomeno allo stipendio da Ordinario in modo da risparmiare qualche soldo per il mondo dell'università. A quanto pare non è dato di avere neanche una sua mail accademica per chiedere informazioni al professore...

D'altronde parliamo di una persona che ha dichiarato:

« Volevo vincere il Premio Nobel per l'Economia. Ero... non dico lì lì per farlo, però ero nella giusta... ha prevalso il mio amore per la politica, ed il Premio Nobel non lo vincerò più. [...] Ho molti amici che hanno vinto il premio Nobel e non sono molto più intelligenti di me. »

venerdì, maggio 23, 2008

L'affare Scajola



Ed ecco che con mossa teatrale ad effetto il nuovo governo nella persona di Scajola annuncia il ritorno dell'Italia al nucleare. Di più: entro la fine della legislatura si metteranno i primi mattoni di una centrale di nuova concezione che permetterà al paese di avere una nuova fonte energetica sicura economica e nel rispetto dell'ambiente.

Ora mi sembra evidente che queste siano solo affermazioni sensazionalistiche assolutamente slegate dalla realtà italiana. Analizziamo meglio la questione per chiarire cosa ne penso io del "Nucleare".

Innanzitutto a mio parere la scelta emotivamente condizionata da Cernobyl fatto con il referendum era sbagliata. Il nucleare era una strada da seguire in quel periodo, ci avrebbe permesso una parziale indipendenza energetica e ora non avremmo un costo dell'energia così alto. Era un caso di eccellenza italiana ( i reattori praticamente li ha inventati Fermi...) che si è deciso di non proseguire. Inutile dire che i rischi per questo tipo di centrali sono sempre presenti ma che non vanno demonizzate come è stato fatto. Cernobyl era una centrale vecchia all'epoca dell'incidente, costruita male e tenuta peggio. Con le dovute accortezze le centrali sono una scelta possibile, soprattutto quando il confine nord ne è disseminato e un'incidente li è sostanzialmente equivalente ad uno nel nostro territorio.

Chiarita la faccenda referendum ora sarebbe una scelta intelligente tornare al nucleare? In breve no... Con un paragone alla mano direi che l'Italia è come un'invitato di una festa a cui non ha partecipato, che si presenta dopo il caffè con una bottiglia di spumante dicendo:"stappiamo???". Siamo arrivati tardi, il tempo delle centrali di seconda generazioni (quelle commerciali attualmente diffuse in tutto il mondo) ormai è finito. Il futuro è la terza o meglio la quarta generazione. Ci arriveremo se va bene tra 20 o 30 anni. Nel frattempo dovrebbero funzionare le vecchie centrali (senza costruirne di nuove) e si dovrebbe fare ricerca provando a costruire dei prototipi di III generazione (per poi arrivare ai commerciali di IV generazione). Indubbiamente queste nuove centrali a neutroni veloci sono più sicure più efficienti e le scorie sono minime perchè le vecchie scorie pesanti sono utilizzate insieme all'uranio come combustibile. I tempi di dimezzamento sono quindi molto più bassi, centinaia di anni invece di decine di migliaia. L'Italia a questo punto può sperare di partecipare alla ricerca in questo campo. I fondi negli ultimi anni sono stati sostanzialmente nulli, il nucleare era un tabù imprescindibile, ricorderete il polverone per la partecipazione del nostro paese alla costruzione di centrali all'estero. Non abbiamo più le infrastrutture e le risorse umane per poter costruire reattori nucleari. Rimettere in piedi un simile meccanismo richiederà 15-20 anni solo per formare le persone necessarie.

Come si può quindi vendere fumo in questo modo spacciando per possibile la costruzione di un reattore di nuovo tipo tra 5 anni? E' semplicemente assurdo. Diciamo che impegnandoci molto tra 15 potremmo iniziare a costruire un reattore di vecchio tipo o investendo molto uno di III generazione. Con quali soldi tutto questo??? Non si sa... ricostruire da capo un settore industriale immagino sia economicamente vantaggiosissimo... E poi dove mettere la nuova centrale? Da quasi 6 mesi si deve trovare un sito per i rifiuti in Campania e ancora non se ne è trovato uno per l'opposizione dei residenti dei vari siti possibili. Ora hanno reso tali siti di interesse nazionale per poter passare ad una sorveglianza militare delle possibili discariche. Immaginate cosa potrebbe succedere con una centrale nucleare. Vista poi l'abitudine nel campo dei rifiuti a riaprire le vecchie discariche per evitare rimostranze del tipo "qui è incontaminato, non venite qui", immagino che la nuova centrale la faranno dove stanno smantellando le vecchie. Stanno perchè dopo 20 anni le vecchie centrali nucleari Italiane sono ancora in piedi con parte delle loro scorie dentro, non abbiamo un deposito nazionale per le scorie! Come è pensabile fare una centrale senza un tale deposito? E ricordo che questo va fatto perchè di scorie ne produciamo tuttora con gli ospedali e la ricerca...

Insomma un conferenza stampa del genere è una buffonata. In un paese con un'ignoranza scientifica alle stelle poi prevedo effetti disastrosi. La foto sopra cosa pensate che sia? Una centrale nucleare? In realtà sono solo dissipatori termici in cui scorre vapore, in questo caso a Larderello in toscana. Niente atomi, è geotermia!

venerdì, aprile 18, 2008

La scomposizione delle cellule

Non ho voluto parlare di politica, prima e dopo il voto, data la mia certezza che comunque fosse andata sarebbe andata male. Ora però non posso evitare di mostrare esplicitamente in mano a chi stiamo (almeno in campo di cultura scientifica).




Forse Walter non avrebbe fatto errori del genere...

Che il povero Enrico Fermi riposi in pace...

lunedì, febbraio 25, 2008

Io sono nato alcuni secoli fa

Allontanatevi da questo luogo di perdizione e perversione!

Disclaimer
"Attenzione anche se i seguaci di Porta a Porta ne sono convinti questa pagina non è un Reality Show"

Un Vespa solo per stomaci forti...

sabato, febbraio 16, 2008

L'Albero Italia


Sentendo parlare Berlusconi ieri sera mi è venuto in mente questa simpatica allegoria dell'Italia. Mi sono immaginato un Albero che si sta seccando, apparentemente in modo irreparabile. Alcune squadre di giardinieri si affannano sotto l'albero per trovare la soluzione. Hanno la brillante idea di provare a potare i rami dell'albero, per alleggerirlo rinvigorirlo. Non si accorgono però che le radici sono state recise in un precedente intervento sbagliato. La potatura servirà a poco in questo modo...

Direte: cosa c'entra questo con la politica? Semplice... vedete ultimamente non si fa che parlare del problema del reddito e di riequilibrare la qualità di vita degli italiani puntando sulla produttività industriale. In particolare propongono (un po' tutti...) di tagliare le tasse, in particolare si parla di defiscalizzare gli stipendi (la potatura). Quello che non riesce a comprendere nessuno è che la produttività e il fatturato delle industrie italiane è legato si alla felicità degli operai che vi lavorano dentro ma anche soprattutto alla ricerca. Si può lavorare alacremente e con il sorriso in faccia nella fabbrica più bella del mondo, però se il sistema produttivo è inefficiente si produrrà comunque poco. Si può realizzare il prodotto più rifinito che si vuole: se è superato e non al passo non si venderà. Magari nel campo della moda e nell'artigianato in genere gli effetti di una detassazione si sentiranno. Nell'industria però ho i miei dubbi... vorrei capire se l'Italia ha intenzione di continuare a essere competitiva nel campo Aeronautico,Spaziale, Elettronico, Farmaceutico, Biomedico o se vuole continuare a produrre solo scarpe griffate. No perchè anche questa è una via come altre. Ci specializziamo solo nei campi in cui siamo conosciuti nel mondo. Uno di questi però è lo Spazio (tanto per dirne uno di quelli citati sopra), basti pensare che il Columbus di cui ho tanto dissertato in questi giorni è stato costruito a Torino. Se vogliono che l'Italia continui ad essere un paese di punta in questo settore devono puntare sulla ricerca che rappresenta le radici di tutto ciò che viene prodotto materialmente e culturalmente in questo paese. Se poi vogliamo specializzarci in scarpe, liberissimi di farlo, io però me ne vado all'estero!

(L'analogia con l'albero probabilmente è dovuta anche alla simbologia politica italiana... ogni riferimento alla quercia è puramente non casuale!)

mercoledì, febbraio 06, 2008

Al voto!


Si voterà 13 e 14 Aprile. Oggi infatti sono state sciolte le camere. E pensare che ieri era il "Big tuesday" delle primarie USA. Non ce lo presterebbero mica il perdente tra Obama e la Clinton??? anche Zapatero se non venisse rieletto non sarebbe di certo una cattiva scelta... Help!

mercoledì, gennaio 30, 2008

Il mondo si blocca

L'India e la zona del Golfo Persico sono state private della rete per via di una rottura di cavi sottomarini. La Cina è bloccata dal ghiaccio e la neve (e dalla scarsità di energia per riscaldarsi)

A noi basta molto meno! Siamo assediati dai politici...