venerdì, ottobre 31, 2008

giovedì, ottobre 30, 2008

Diario di una rivolta pacata \ 6

Intanto preciso che la nostra è ancora una rivolta pacata. Ci tengo a fare un distinguo dopo gli scontri di piazza Navona di questa mattina.

Oggi abbiamo fatto lezione in piazza. Il tempo è stato clemente è non ci ha fatto fuggire. L'esperienza è stata forse la più piacevole di questi giorni. Molte persone si sono fermate a sentire i nostri professori e la sensazione che stessimo facendo effettivamente "POLIS" è stata fortissima. Mi preme ringraziare tutti i professori, da tempo non sentivo lezioni così interessanti, non c'è stato un solo momento noioso! Mi spiace solo di non avere sentito le ultime due... il box allagato dal fortunale della sera prima richiedeva un'intervento urgente. La mia proposta sarebbe di istituzionalizzare quello spazio facendo lezioni in quel punto se non tutti i sabato mattina almeno una volta al mese fuori dagli orari canonici di lezione! Avere informazioni su materie anche molto distanti dal nostro campo senza la pressione di un esame è stata un'esperienza favolosa.

Durante la mattinata siamo stati avvertiti anche dell'approvazione del dl Gelmini e dell'intenzione di presentare una proposta per l'università entro una settimana. Vedremo in cosa consisterà, le premesse sono però pessime. Anche le notizie degli scontri sono arrivate grazie ad alcuni colleghi presenti in piazza.

Ora da quello che ho visto e letto le cose per me sono andate più o meno così... Sono giorni ormai che la frattura più o meno velata tra destra e sinistra studentesca si sta allargando. Alla base c'è ovviamente il riconoscimento di larga parte dei manifestanti in ideali antifascisti. Ora l'estrema destra sociale che pure sta manifestando contro i tagli non è certamente felice di quello che si dice alle sue spalle nelle facoltà. Risentimenti serpeggiavano quindi già da tempo e la volontà di mantenere apartitico il movimento è stata l'unica colla tra le due metà studentesche.
Poi in piazza succede di tutto, c'è l'ex 68ino che sprona gli studentelli e che irrita quelli del blocco studentesco, ci sono i suddetti che mettono Rino Gaetano remix dalle casse suscitando l'indignazione cultural musicale dell'area a sinistra. Purtroppo in ogni fazione esistono gli estremisti, i provocatori e gli intransigenti che molto spesso si riassumono in una solo persona, spesso in un piccolo gruppo isolato. Se però un idiota del genere, magari risentito per qualcosa detta da uno studente delle superiori che sta a tre metri da lui in piazza, prende e inizia a dare cinghiate alla gente ecco quello che succede... arriva l'ambulanza, gli estremisti di sinistra vengono a sapere del fatto e accorrono caschi in testa. A quel punto si accende un'animata discussione e uno dei centri sociali pensando alle serate passate in una piazza li vicino (Campo dei fiori non è nuovo a queste scene) prende e lancia una bottiglia perché è stufo di sentire quello che dice (seguito poi da tutti gli altri compari, che non esitano ad usare anche sedie e tavolini).

Quello che non torna a questo punto della ricostruzione e che quelli del blocco studentesco oltre ai caschi hanno dei manganelli fasciati con il tricolore più grossi di quelli della Polizia e che la suddetta invece di intervenire vedendo tali mazze contundenti rimanga tranquillamente a presidiare il varco tra piazza Navona e il Senato. La cosa mi pare evidente che fosse stata premeditata. Anche perché mi sembra evidente che nessuno tra quelli che conosco domani si sognerebbe mai di portare una mazza o un'arma in genere al corteo. Quindi invito tutti domani a protestare, studenti lavoratori genitori professori, chi al corteo dei Sindacati chi a quello dell'Università. Invito anche tutti alla prudenza, occhio alle teste calde, chiunque esse siano vanno isolate: non centrano niente con noi.














mercoledì, ottobre 29, 2008

Professor Brunetta


Forse non tutti sanno che il Ministro Brunetta è anche Ordinario di Economia Industriale all'Università agli studi di Roma Tor Vergata. Come si legge nella pagina della facoltà il Professore è però in aspettativa. A quanto pare infatti sono anni che non si fa vedere con assiduità dagli studenti e non penso abbia tenuto corsi negli ultimi anni. Potrebbe quindi autodichiararsi fannullone e rinunciare quantomeno allo stipendio da Ordinario in modo da risparmiare qualche soldo per il mondo dell'università. A quanto pare non è dato di avere neanche una sua mail accademica per chiedere informazioni al professore...

D'altronde parliamo di una persona che ha dichiarato:

« Volevo vincere il Premio Nobel per l'Economia. Ero... non dico lì lì per farlo, però ero nella giusta... ha prevalso il mio amore per la politica, ed il Premio Nobel non lo vincerò più. [...] Ho molti amici che hanno vinto il premio Nobel e non sono molto più intelligenti di me. »

martedì, ottobre 28, 2008

Diario di una rivolta pacata \ 5

Lunedì giornata di cortei. Le vicissitudini del giorno prima ci spingono alla cautela. Questa volta però la Questura invece di ostacolarci ci scorta. A larga maggioranza di studenti che vorrebbero partecipare si riesce a convincere alcuni professori a non fare lezione: sono con noi negli intenti, rimane il rammarico di dover perdere lezioni per protestare giustamente contro questi tagli. Alla fine fuori dal prato ci sono almeno un trecento persone che attendono che il corteo parti. Si organizzano gli striscioni nel frattempo che gli altri arrivino. Quello di Fisica dice: "Risolto il problema della fuga dei cervelli: avete tagliato le teste". Il corteo parte e subito arrivano i ragazzi del liceo Amaldi in ritardo, in tutto siamo almeno 1000-1200 manifestanti. Blocchiamo viale della Sorbona e puntiamo sulla facoltà di Ingegneria. Qui le risposte allo slogan "scendi giù, scendi giù, ingegnere scendi giù" sono freddine. Solo poche persone si uniscono al corteo, per pochi minuti piove anche...Ad Economia va peggio, in questo caso cantiamo "Economista fatte du conti" ma non funziona minimamente. A nostro favore la disposizione delle aule che affacciano al piano terra. Interrompiamo tre-quattro lezioni incitando a manifestare con i megafoni. Un professore concede di interrompere la lezione, viene subito rimesso in riga dagli studenti di economia che rispondono ai nostri incitamenti chiudendo le porte delle aule. Alla fine solo una decina di persone si aggiungono al corteo.

Sulla strada per Lettere arrivano anche gli agguerriti ricercatori di Acquacoltura. A lettere siamo qualcosa come 2000 persone, si aggiungono i bonghi e i prof seguono l'assemblea nel cortile insieme agli studenti. Si aspettano le decisioni del cdf che poi converrà per lo stop della didattica come a Scienze. In più viene attivato il presidio serale con lezioni dalle 21 alle 23 e occupazione di un'aula di notte senza interruzione della didattica. Quello che rimane del corteo (molti si sono fermati a Lettere) si muove verso Medicina dove almeno 500 studenti sono già in assemblea. Parla anche il preside di Medicina. Lo scenario è fantastico. Da una finestra del gigantesco Policlinico un'anziana signora saluta il corteo che si avvicina sventolando un fazzoletto. Auguri di pronta guarigione partono da tutti i megafoni insieme a un "Medicina non sei da sola!". L'Assemblea finisce alle 17 e si torna a casa stanchi ma soddisfatti. Ho esaurito le batterie, nel senso di tutte le energie fisiche e mentali a mia disposizione, infatti scrivo solo ora quello che è accaduto. La pausa di studio (mattina e pomeriggio) del martedì diventa assolutamente necessaria. Domani mattina ci sarà lezione in piazza a Largo Appio Claudio a partire dalle 10. Sempre che non diluvi... e poi chissà, domani approvano il dl Gelmini sulla scuola. Di sicuro c'è il corteo di giovedì.







































































domenica, ottobre 26, 2008

Diario di una rivolta pacata \ 4

Grande giorno denso di notizie, vado ad elencarle velocemente. Gli studenti di Fisica promotori dell'iniziativa odierna sono stati ben felici di vedere anche altri studenti di scienze (e piccole ma decisive compagini di Lettere e Medicina) arrivare con i camici bianchi ad Anagnina questa mattina. Fiduciosi di vedere arrivare almeno un giornalista a piazza dei cinquecento abbiamo avvertito l'ANSA che saremmo andati a Termini. Il programma della giornata prevedeva una pacifica passeggiata al centro vestiti di tutto punto per poi studiare in piazza unendo l'utile al dilettevole. I nostri quaderni di Metodi Matematici fremevano dalla voglia di uscire dagli zaini ma li abbiamo trattenuti in attesa del momento opportuno. Già in metro gli sguardi della gente ci hanno fatto capire che l'idea era quella giusta: la mise, elegante e professionale ma di grande impatto visivo faceva ben sperare che avremmo richiamato l'attenzione dei passanti. E approfittandone avremmo spiegato loro il nostro lavoro, la legge e il perché del nostro dissenso. A tal proposito erano pronti anche volantini esplicativi. Arrivati a Termini abbiamo atteso che folle di giornalisti si facessero vive e abbiamo improvvisato una lezione in piazza con Luca nel ruolo del professore in giacca e cravatta.

Abbiamo dimostrato il teorema di Pitagora e perché 0,9 periodico è esattamente uguale a 1. Dopodiché abbiamo improvvisato un teatrino umano per spiegare il funzionamento di LHC, con fisici ad interpretare protoni, particelle derivate dallo scontro e rivelatori (io ho fatto il protone..hi hi). Arrivati i ritardatari ci siamo mossi verso Repubblica e qui abbiamo incontrato il nostro contatto ANSA che ci assicurava un mini servizio una volta arrivati alla nostra meta: il Pantheon. Strada facendo alle persone che ci fermavano (avete capito bene non il contrario, erano proprio i passanti a farci domande) abbiamo consegnato i volantini. Davanti al gruppo abbiamo messo l'uomo lavagna con il messaggio: "Tor Vergata la crisi non la paga". Arrivati davanti al Palazzo delle Esposizioni il fotografo Ansa ci ha immortalati in tutto il nostro splendente candore (un caldo con quei camici bianchi!). E li una pattuglia della polizia ci ha gentilmente fermati per sapere dove stessimo andando. Al che noi abbiamo risposto candidamente e ingenuamente che stavamo andando a studiare al Pantheon. Ci hanno lasciato andare ma a questo punto abbiamo fatto il passo più lungo della gamba decidendo di passare sotto il Quirinale. Veniamo quindi ribloccati dalla stessa volante che ci avverte che non possiamo manifestare sotto il Quirinale e che dobbiamo aspettare il permesso per passare di li. Quasi subito arriva una volante con tre poliziotti in giacca e cravatta (commissario???) che ci bloccano definitivamente. Secondo loro siamo un corteo non autorizzato. Non vogliamo avere problemi ne crearne, solo passare di li per arrivare al Pantheon. Chiediamo quindi se il problema è il nostro numero: no, non lo è. Ci viene risposto che non è possibile che 80 persone vadano in giro con i camici bianchi volantinando e con dei cartelli, ma che se anche fossimo stati in due il problema rimaneva: corteo non autorizzato. Cerchiamo di arrivare ad un compromesso, ci dividiamo e continuiamo per vie diverse, neanche questo va bene. A Giovanni che fa le richieste viene chiesto un documento.

Ci chiariscono che dovevamo far sapere numero percorso e intenti alla questura almeno 3 giorni prima. Non ci rimane che levare cartelli e volantini. Non basta, esigono anche che vengano messi via i camici. Cediamo per non avere problemi e per non rendere la situazione più spinosa anche alla polizia. Varie proposte vengono quindi fatte: La Sapienza, La Romanina (dove un'altro gruppo sta informando la gente), il parco degli acquedotti. Vince la fame e ci dividiamo, il mio gruppetto si dirige a colmarsi lo stomaco al Burgher di via del Tritone. Sulla via del ritorno la stanchezza prevale e decidiamo di andare a studiare ognuno per conto suo. Il morale è un po' bassino ma comunque fiducioso nel fatto che i giornali potrebbero parlarne...

Gli altri ragazzi alla Romanina hanno girato tutta la mattinata per informare le persone (non è stato possibile volantinare ne studiare per terra). Anche li non si sa bene quanto sia stato efficace tutto l'impegno profuso. Ci viene segnalata una simpatica iniziativa: l'ateneo è stato messo in vendita su Ebay... anche questa sembra buona.

Risultato di tutta la faccenda: successo! finalmente un po' di visibilità a Tor Vergata finora rimasta silenziosa. Vari articoli su internet parlano di noi eccoli!!!

ansa.it (1)

ansa.it (2)
repubblica.it
messaggero.it
ilsole24ore.it
inviatospeciale.com

E ci ho messo anche la faccia! Speriamo serva...


























































sabato, ottobre 25, 2008

Diario di una rivolta pacata \ 3

Terzo giorno di proteste. Si discute in mattinata delle dichiarazioni del giorno prima, nei nostri animi c'è un miscuglio indefinibile di entusiasmo per la protesta malessere esistenziale per gli attacchi senza logica che subiamo. Il nostro è un dissenso pacifico e intelligente, non mi stancherò mai di dirlo. Si procede con il volantinaggio per l'assemblea di facoltà del primo pomeriggio. Vengono preparati anche degli striscioni da appendere al ponte tra gli edifici di SO.GE.NE e PP1. Tutti quelli che passano ora possono vedere che Tor Vergata non approva assolutamente la 133. Smentiamo quindi nel modo più assoluto quello che è stato scritto qualche giorno fa su un giornale secondo il quale Tor Vergata approva la legge perché non sta protestando come La Sapienza. Tra gli studenti di Fisica del mio anno è stato deciso che la protesta sarebbe stata più efficace facendola partire dal basso, cioè dai singoli corsi di laurea. Ieri è stata quindi fatta una riunione tra tutti gli iscritti alle lauree in Fisica e Scienze dei Materiali sia triennali che specialistiche (vedi foto). Sono state discusse varie ipotesi di protesta e si è arrivati a vari appuntamenti che ci porteranno si spera ad una qualche visibilità.


Queste proposte sono state poi portate all'assemblea pomeridiana e riproposte a tutti gli studenti di Scienze. Si spera di arrivare a numeri sufficientemente alti. Sono state messe in agenda anche altre proposte e sono state confermate le lezioni alternative per mercoledì e giovedì. I luoghi ipotizzati per ora sono: il Parco degli Acquedotti, il teatro di Tor Bella Monaca e piazza Don Bosco. L'assemblea si è quindi spostata sotto il Rettorato per protestare contro la non presa di posizione accademica dell'Ateneo. Il Rettore in persona è sceso e ha discusso a lungo con gli studenti approvando la protesta. Ha affermato che aspetta provvedimenti a livello nazionale per una dichiarazione ufficiale sull'argomento. La protesta si allarga. Segnalo forte emicrania pomeridiana in seguito alle centinaia di cose che sto facendo questi giorni suppongo... ma sono felice di quello che stiamo organizzando. Finalmente qualcosa si muove.

Ultimissima nota: i giornali hanno trovato un'etichetta da affibbiarci e visto che non ci rifacciamo ad alcun movimento passato ci hanno dato un nuovo nome, L'Onda.



venerdì, ottobre 24, 2008

Non ci fate paura

Presidente Cossiga, pensa che minacciando l’uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia esagerato? «Dipende, se ritiene d’essere il presidente del Consiglio di uno Stato forte, no, ha fatto benissimo. Ma poiché è l’Italia è uno Stato debole, e all’opposizione non c’è il granitico Pci ma l’evanescente Pd, temo che alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà quantomeno una figuraccia».
Quali fatti dovrebbero seguire? «A questo punto, Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand’ero ministro dell’Interno».
Ossia? «In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino di dodici anni rimanesse ucciso o gravemente ferito…». Gli universitari, invece? «Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città». Dopo di che? «Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».
Nel senso che… «Nel senso che le forze dell’ordine dovrebbero massacrare i manifestanti senza pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli a sangue e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano».
Anche i docenti? «Soprattutto i docenti. Non quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!».
E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? «In Italia torna il fascismo», direbbero. «Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l’incendio».
Quale incendio? «Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà ad insanguinare le strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigate Rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università. E che gli slogan che usavano li avevano usati prima di loro il Movimento studentesco e la sinistra

Diario di una rivolta pacata \ 2

Oggi si ripropone la protesta in forma di assemblea. Tutti davanti all'aula del Consiglio di Facoltà di Scienze. Si fa nuovamente il punto della situazione, si aspetta una decisione del consiglio partecipando con una delegazione di cinque studenti. Per non sprecare tempo prezioso (davvero in questi giorni) nel frattempo andiamo a lezione. Poi di nuovo davanti all'aula ad aspettare e discutere. E' evidente che le spaccature esistono: c'è chi vuole il blocco della didattica perché garantire il diritto allo studio oggi significa essere meno sicuri di poter essere iscritti l'anno prossimo. Altri vogliono poche perdite di tempo e più fatti: non siamo a Lettere (con tutto il rispetto) non abbiamo voglia di perdere un anno per colpa di Tremonti e della Gelmini. Evitare di fare lezione per garantire il diritto allo studio si può paragonare al caso di un denutrito che fa lo sciopero della fame per elemosinare il cibo (by Giovanni, riporto solo). Alcuni vogliono proteste per le strade e nei centri commerciali che tanto abbondano in zona. Si ricorda che la protesta vuole essere assolutamente pacifica: niente fumogeni, niente violenza. Si alzano applausi da una parte e fischi dall'altra. Sganciarsi dal vecchio retaggio politico di Lettere mi sembra sempre più difficile, tenteremo.

A Tor Vergata bisogna affrontare due problemi fondamentali rispetto a La Sapienza. Le facoltà sono isolate e non inserite in un contesto unitario, non si può nemmeno arrivare a piedi da una facoltà all'altra, in mezzo ci sono strade a scorrimento veloce. Inoltre non siamo al centro, la zona è periferica e decentrata. Possiamo però volgere a nostro favore questi svantaggi: organizzando un corteo che unisca tutte le facoltà si potrebbero bloccare arterie di traffico importanti e creare disagio in grado di attirare l'attenzione dei media. Il quartiere, proprio perché periferico, è pieno di centri commerciali: portiamo la cultura in questi grandi edifici dove centinaia di persone passano tutti i giorni, facciamolo nei fine settimana quando c'è più gente e non si devono saltare lezioni!

Proposte concrete, è questo che chiede la Gelmini. Bene: iniziate ridando al fondo per l'innovazione i soldi del prestito ponte che l'Europa nega ad Alitalia. La febbre del superenalotto ha alzato di molto gli incassi nell'ultimo mese dell'Erario: dateli alla Ricerca. Perché costruiamo portaerei che costano 1.3 MLD di euro? tagliate i fondi della difesa, destinateli alla sicurezza nelle città e alla ricerca. Se ci danno più tempo possiamo parlare anche dei tagli della politica e dell'ottimizzazione della burocrazia!

mercoledì, ottobre 22, 2008

Diario di una rivolta pacata \ 1

Da oggi cercherò di seguire l'evolvere delle manifestazioni di protesta contro la legge 133 che stanno crescendo nel mondo universitario.

In sintesi cosa è successo: il governo con decreto legge ha programmato gli interventi economici per i prossimi anni in un documento programmatico che ha ricevuto dure critiche. Cito da wikipedia:

La legge n. 133 del 6 agosto 2008 è la conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge n. 112 del 25 giugno 2008, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria.

Ha suscitato, tra l'altro, diffuse proteste nel mondo universitario ed accademico. Tre sono i punti maggiormente criticati:

  • Tagli al fondo di finanziamento ordinario (FFO)
  • Blocco del turn-over al 20% (una nuova assunzione del personale docente ogni 5 posti liberati)
  • Possibilità di trasformazione per le università in fondazioni private
Innanzitutto una precisazione, sono assolutamente d'accordo che le forme di protesta contro il decreto Gelmini e contro la 133 debbano andare di pari passo, però non sono la stessa cosa. Faccio notare inoltre che molto spesso purtroppo il tema università è stato surclassato dall'argomento scuola (e purtroppo anche dal grembiule).

Detto ciò la cosa che mi preme sottolineare sono i tagli ai fondi: 8 miliardi di euro per la scuola e 1.5 all'università (circa il 10 % del fondo totale). Si traducono tra le altre cose in 80.000 tagli tra i professori delle scuole a cui vanno aggiunti le non riassunzioni di tutti i precari nel pubblico (a meno che non vengano assunti a tempo indeterminato...con quali soldi non si sa), circa 60.00 nella ricerca.

Cosa è successo oggi. Grande assemblea generale alla Facoltà di Scienze: sono presenti studenti, docenti, personale docente amministrativo e tecnico di tutte le facoltà di Tor Vergata. Interviene anche il Preside di Scienze. Siamo tutti d'accordo su un NO deciso alla 133 (e alla Gelmini). Niente occupazione, si vuole una protesta più ragionata e che non possa essere strumentalizzata dal Governo: si propongono presidi serali nei week-end. Le sfumature del dissenso sono le più varie e nonostante la dichiarazione di intenti di un'assemblea apartitica si devono segnalare alcuni richiami alla "lotta" e ai "compagni" che creano spaccature tra gli studenti. Soprattutto tra quelli di Scienze l'idea che predomina è che la protesta sia sotto un'unica bandiera tricolore, che si rifà ad ovvi principi democratici e di nonviolenza senza richiami al passato: un movimento nuovo ed unitario. Perché anche chi ha votato per Berlusconi può rendersi conto che la legge non porta alcun beneficio all'Università. Tutti i cittadini democratici dovrebbero protestare contro questo taglio, senza alcuna remora o timore di essere discriminati politicamente. Quando si uno studente di Filosofia cerca di prendere le distanze da un certo vocabolario viene però sovrastato da chi ha il microfono dalla sua. Gli organizzatori, in maggioranza di Lettere restano fedeli alle vecchie idee e la spaccatura diventa evidente. Dopo tre ore di assemblea i più chiedono a gran voce una votazione per prendere decisioni pratiche sul da farsi. Inizialmente si prova a tirare fuori qualcosa, poi i dubbi e le indecisioni hanno la meglio. Tutto rimandato a domani in attesa del consiglio dei professori di Scienze. Potrebbero decidere per tre giorni di stop della didattica con forme di protesta quali lezioni in piazza alternative alla lezioni normali. La protesta prosegue, non è coesa su tutto ma si può fare molto perché nasca un movimento forte autorevole e nuovo.

Se ne va un pezzo di Storia


Ha lavorato fedelmente per 24 anni (è più vecchia di me di 1 anno!) a stretto contatto con l'acqua calcarea più dura del mondo. Ha completato l'ultimo ciclo di lavaggio domenica scorsa, ora è nella Storia.

venerdì, ottobre 10, 2008

Bretton Woods

Cito da Repubblica senza commentare ulteriormente (non c'è alcun bisogno):

"La crisi è globale e serve una risposta globale - dice Berlusconi - si parla di una nuova Bretton Woods per scrivere nuove regole e di sospendere i mercati per il tempo necessario per scrivere queste nuove regole". Bretton Woods è il luogo dove tra l'1 e il 2 luglio del 1944, a conflitto ancora in corso, si riunirono le 44 nazioni alleate per riscrivere le regole commerciali e gli accordi monetari che avrebbero sovrinteso lo sviluppo del mondo capitalistico contemporaneo. L'annuncio, che rimbalza in tutto il mondo con la velocità di internet e delle agenzie di stampa. Passano venti minuti e poiché qualcuno deve aver spiegato a Berlusconi che non esiste ipotesi di chiusura - come smentirà poi seccamente la Casa Bianca - il premier fa marcia indietro. "E' solo un'ipotesi" dice. Ma non basta: "Ma no, è una voce, l'ho sentito dire a una radio francese, è una di queste cose che si sente in giro anche se nessuno la dice. L'ho detta - dice ai giornalisti - perché pensavo che anche voi la sapeste". La pezza, in effetti, sembra peggiore del buco.