mercoledì, ottobre 22, 2008

Diario di una rivolta pacata \ 1

Da oggi cercherò di seguire l'evolvere delle manifestazioni di protesta contro la legge 133 che stanno crescendo nel mondo universitario.

In sintesi cosa è successo: il governo con decreto legge ha programmato gli interventi economici per i prossimi anni in un documento programmatico che ha ricevuto dure critiche. Cito da wikipedia:

La legge n. 133 del 6 agosto 2008 è la conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge n. 112 del 25 giugno 2008, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria.

Ha suscitato, tra l'altro, diffuse proteste nel mondo universitario ed accademico. Tre sono i punti maggiormente criticati:

  • Tagli al fondo di finanziamento ordinario (FFO)
  • Blocco del turn-over al 20% (una nuova assunzione del personale docente ogni 5 posti liberati)
  • Possibilità di trasformazione per le università in fondazioni private
Innanzitutto una precisazione, sono assolutamente d'accordo che le forme di protesta contro il decreto Gelmini e contro la 133 debbano andare di pari passo, però non sono la stessa cosa. Faccio notare inoltre che molto spesso purtroppo il tema università è stato surclassato dall'argomento scuola (e purtroppo anche dal grembiule).

Detto ciò la cosa che mi preme sottolineare sono i tagli ai fondi: 8 miliardi di euro per la scuola e 1.5 all'università (circa il 10 % del fondo totale). Si traducono tra le altre cose in 80.000 tagli tra i professori delle scuole a cui vanno aggiunti le non riassunzioni di tutti i precari nel pubblico (a meno che non vengano assunti a tempo indeterminato...con quali soldi non si sa), circa 60.00 nella ricerca.

Cosa è successo oggi. Grande assemblea generale alla Facoltà di Scienze: sono presenti studenti, docenti, personale docente amministrativo e tecnico di tutte le facoltà di Tor Vergata. Interviene anche il Preside di Scienze. Siamo tutti d'accordo su un NO deciso alla 133 (e alla Gelmini). Niente occupazione, si vuole una protesta più ragionata e che non possa essere strumentalizzata dal Governo: si propongono presidi serali nei week-end. Le sfumature del dissenso sono le più varie e nonostante la dichiarazione di intenti di un'assemblea apartitica si devono segnalare alcuni richiami alla "lotta" e ai "compagni" che creano spaccature tra gli studenti. Soprattutto tra quelli di Scienze l'idea che predomina è che la protesta sia sotto un'unica bandiera tricolore, che si rifà ad ovvi principi democratici e di nonviolenza senza richiami al passato: un movimento nuovo ed unitario. Perché anche chi ha votato per Berlusconi può rendersi conto che la legge non porta alcun beneficio all'Università. Tutti i cittadini democratici dovrebbero protestare contro questo taglio, senza alcuna remora o timore di essere discriminati politicamente. Quando si uno studente di Filosofia cerca di prendere le distanze da un certo vocabolario viene però sovrastato da chi ha il microfono dalla sua. Gli organizzatori, in maggioranza di Lettere restano fedeli alle vecchie idee e la spaccatura diventa evidente. Dopo tre ore di assemblea i più chiedono a gran voce una votazione per prendere decisioni pratiche sul da farsi. Inizialmente si prova a tirare fuori qualcosa, poi i dubbi e le indecisioni hanno la meglio. Tutto rimandato a domani in attesa del consiglio dei professori di Scienze. Potrebbero decidere per tre giorni di stop della didattica con forme di protesta quali lezioni in piazza alternative alla lezioni normali. La protesta prosegue, non è coesa su tutto ma si può fare molto perché nasca un movimento forte autorevole e nuovo.

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