sabato, novembre 27, 2010

Fornace solare

Spesso gli appassionati di astronomia rimangono stupiti dalle differenze di dimensione che ci sono tra telescopi diurni e telescopi notturni. Mentre i primi solo recentemente stanno superando il metro di diametro i secondi viaggiano ormai oltre i 10 metri. Il motivo è presto detto, il Sole è molto più vicino, ci arrivano molti più fotoni e possono diventare difficili da gestire. Già Archimede nel passato sembra aver sfruttato gli specchi per concentrare questa fantasmagorica energia bruciando le navi romane che assediavano Siracusa. Un telescopio che punta il sole insomma diventa molto velocemente uno specchio ustore in grado di bruciare l'attrezzatura se non lo si progetta con cura. E anche così non è facile attualmente andare oltre il metro e mezzo di diametro. Cosa succede se si osa troppo lo vedete qui sotto



In questa stazione da 1 Mw di potenza in Francia, la luce solare viene concentrata per effettuare esperimenti ad alta temperatura su materiali sperimentali. Il sistema equivale circa ad un telescopio con diametro di 20 m, solo che qui la qualità ottica non deve essere così elevata perché non si vogliono ottenere immagini ad alta risoluzione dell'atmosfera solare, solo concentrare i raggi di luce per avere tanta energia! E in questo modo si arriva fino a temperature di 3500 °C nel fuoco dello specchio, il flusso di calore è tale da poter sciogliere qualunque materiale finora noto, persino rocce!

Per avere immagini più dettagliate però è indispensabile (tra le altre cose) uno specchio di dimensioni sempre più grandi. Come risolvere quindi il problema? Semplice si seleziona solo una piccola parte della luce in arrivo, quella di un piccolo dettaglio della superficie del Sole. Per farlo si usa un Heat Stop, ovvero un blocco per il calore. Si tratta, per dare una descrizione alquanto calzante, di uno schermo forato su cui viene proiettata l'immagine del Sole e da cui si preleva solo una porzione centrale, eliminando tutti i raggi non desiderati. Il gruppo di Fisica Solare dell'Università di Roma Tor Vergata sta sviluppando questo indispensabile strumento per il telescopio solare di nuova generazione EST (European Solar Telescope) che avrà uno specchio principale con un diametro di 4 metri e che è attualmente in fase di progettazione. Riuscirà ad eliminare 13 Kw di energia mantenendo tutta la strumentazione a temperatura ambiente per evitare turbolenze interne al telescopio che degraderebbero l'immagine. Come avrete capito dal video riuscire in un compito del genere non è affatto una banalità. Per riuscirci sono state impiegate tecnologie usate negli impianti nucleari a fissione, la densità di energia infatti è dello stesso ordine di quella assorbita dai sistemi in prossimità delle barre di Uranio del nocciolo!

giovedì, novembre 25, 2010

Striscione

Riportiamo in altro l'Università. Anche dalla cima del rettorato di Tor Vergata lo striscione che campeggia su tutti i tetti culturali d'Italia. Soddisfazione personale di vedere una mia foto su Repubblica.it (la nona in questa galleria)

mercoledì, novembre 24, 2010

Vigilia

Domani è una giornata storica. Domani è la giornata che verrà ricordata in un lontano futuro come il giorno in cui l'Italia si è arresa. Pochi si rendono conto della portata di ciò che avverrà domani, i pochi segnali che stanno arrivando non vengono purtroppo compresi. Tento di far capire la portata del cambiamento senza giri di parole già visti.

Domani il Governo Italiano porterà all'esame del Parlamento una riforma dell'Università strutturale, che non modifica una parte del sistema, ma ne imposta uno nuovo. Per avere un analogo bisogna tornare indietro alla riforma Gentile. Lo fa in un momento di crisi politica e al minimo di autorevolezza interna ed internazionale. Per anni l'Università è stata sminuita nella sua funzione con tagli e aggiustamenti che l'hanno portata alla stato attuale. Quella di domani è paragonabile alle altre? Siamo davanti ad un nuovo autunno caldo come i tanti altri che ci sono stati in precedenza? No.

Ci troviamo davanti ad una transizione di fase, che non avviene improvvisamente ma in seguito ad un lento cambiamento, sempre rivolto nella medesima direzione, che è arrivato ad un punto in cui la condizione generale cambierà radicalmente. Attenzione però il punto di rottura è difficile da individuare perché gli effetti sul resto della società saranno minimi nell'immediato futuro. Come una crepa che lentamente si allunga in un vetro quella dell'Università si creerà domani, dopo anni di ripetuti colpetti. L'Università si accorgerà subito della crepa perché è da li che inizierà a rompersi il Paese, ma nella società si allungherà poco alla volta e il vetro si romperà in due solo fra tanti anni. 

L'Università che verrà creata dopo l'approvazione del DDL Gelmini sarà un'Istituzione privata del suo cuore pulsante: la Ricerca. L'impianto è tale per cui tale attività, la più alta attività culturale, ovvero la produzione di nuova cultura, verrà interrotta nel luogo dove viene formata l'Italia del futuro. Se c'è una cosa che ho imparato nei sei anni passati all'interno dell'Università è che le innovazioni che renderanno migliore la nostra società del 2050 stanno nascendo oggi come idee degli studenti che vedo ogni giorno nelle aule. Quando inoperosamente smettono di studiare e scambiano le loro idee sui più disparati argomenti, gli studenti dell'Università stanno costruendo il futuro dell'Italia. Quando nei prossimi anni, quasi stupiti di come stiano diventando qualcosa di serio, applicheranno la parte migliore di quelle idee sul posto di lavoro avranno iniziato a far girare il meccanismo che porterà ad un Italia migliore. Avviene sempre tutto ciò? No, in rari casi in questo delicato ecosistema. La radice di queste idee arriva da un'Università Libera. Libera di costruire nuove idee analizzando criticamente le vecchie, libera di scoprire cose nuove e impreviste nei laboratori, libera di confrontarsi con il resto del Mondo, libera di distruggere le vecchie impostazioni formali per crearne delle nuove, in qualsiasi campo. Questo è fare Ricerca.
Ciò in cui si vuole trasformare l'Università è un superliceo, che insegni ciò che vi è di assodato e lo applichi nel mondo produttivo. Il Paese che ha dato i natali a Galileo finirà di chiedersi come è fatto il Mondo. Lo farò solo in ghetti isolati, istituti di ricerca in cui i pochi interessati potranno ancora smontare il Mondo e ricomporlo in forme nuove, luoghi da cui però non passeranno tutti gli studenti come ora. I Professori inizieranno a fossilizzare il loro modo di insegnare senza lo sprone della Ricerca. Perderemo grandi idee perché non permetteremo ai giovani di mettere in dubbio le vecchie. Perderemo giovani interessati alla Ricerca perché non la vedranno mai durante il loro percorso di formazione.

Succederà il prossimo anno? No, il prossimo anno sarà quasi uguale a questo, ma sarà morto qualcosa. Ci metterà anni a rendersi evidente, anni in cui questo momento passerà inosservato e in cui le idee nasceranno ma sempre in minor numero. Il Paese si sarà arreso ma come un treno in corsa continuerà ad andare avanti per inerzia ancora per un po', a motore spento. Si può sacrificare la Ricerca in Italia oggi? Per la dirigenza attuale concentrata solo sul presente non c'è dubbio che la risposta è affermativa. Ci sono altre priorità molto più contingenti. E' evidente che sono queste a determinare la bilancia delle elezioni.

Una scelta tanto radicale viene fatta da un Governo che ha depresso il ruolo culturale e di crescita dell'Italia nel Mondo, in un momento di crisi politica evidente. Una riforma strutturale dell'Università va fatta, al più presto e con principi diametralmente opposti. Va costruita insieme alle menti del Paese, di tutte le età, e con il più ampio consenso politico.

Nei prossimi anni cosa daremo al Mondo? Oggi le menti migliori fuggono all'estero perché il genio italiano non ha gli spazi per svilupparsi e diventare adulto. In un futuro non ci saranno più menti da esportare, né da far crescere qui. L'Italia, che da sempre ha dato il suo più grande contributo al Mondo nel far crescere la conoscenza di sé più che in qualunque altro ramo, avrà fallito nel dare il suo contributo nel far avanzare l'Umanità.

Scritto da un pessimista che tenta di fare congetture realistiche, nella certezza che il DDL verrà approvato.