mercoledì, novembre 24, 2010

Vigilia

Domani è una giornata storica. Domani è la giornata che verrà ricordata in un lontano futuro come il giorno in cui l'Italia si è arresa. Pochi si rendono conto della portata di ciò che avverrà domani, i pochi segnali che stanno arrivando non vengono purtroppo compresi. Tento di far capire la portata del cambiamento senza giri di parole già visti.

Domani il Governo Italiano porterà all'esame del Parlamento una riforma dell'Università strutturale, che non modifica una parte del sistema, ma ne imposta uno nuovo. Per avere un analogo bisogna tornare indietro alla riforma Gentile. Lo fa in un momento di crisi politica e al minimo di autorevolezza interna ed internazionale. Per anni l'Università è stata sminuita nella sua funzione con tagli e aggiustamenti che l'hanno portata alla stato attuale. Quella di domani è paragonabile alle altre? Siamo davanti ad un nuovo autunno caldo come i tanti altri che ci sono stati in precedenza? No.

Ci troviamo davanti ad una transizione di fase, che non avviene improvvisamente ma in seguito ad un lento cambiamento, sempre rivolto nella medesima direzione, che è arrivato ad un punto in cui la condizione generale cambierà radicalmente. Attenzione però il punto di rottura è difficile da individuare perché gli effetti sul resto della società saranno minimi nell'immediato futuro. Come una crepa che lentamente si allunga in un vetro quella dell'Università si creerà domani, dopo anni di ripetuti colpetti. L'Università si accorgerà subito della crepa perché è da li che inizierà a rompersi il Paese, ma nella società si allungherà poco alla volta e il vetro si romperà in due solo fra tanti anni. 

L'Università che verrà creata dopo l'approvazione del DDL Gelmini sarà un'Istituzione privata del suo cuore pulsante: la Ricerca. L'impianto è tale per cui tale attività, la più alta attività culturale, ovvero la produzione di nuova cultura, verrà interrotta nel luogo dove viene formata l'Italia del futuro. Se c'è una cosa che ho imparato nei sei anni passati all'interno dell'Università è che le innovazioni che renderanno migliore la nostra società del 2050 stanno nascendo oggi come idee degli studenti che vedo ogni giorno nelle aule. Quando inoperosamente smettono di studiare e scambiano le loro idee sui più disparati argomenti, gli studenti dell'Università stanno costruendo il futuro dell'Italia. Quando nei prossimi anni, quasi stupiti di come stiano diventando qualcosa di serio, applicheranno la parte migliore di quelle idee sul posto di lavoro avranno iniziato a far girare il meccanismo che porterà ad un Italia migliore. Avviene sempre tutto ciò? No, in rari casi in questo delicato ecosistema. La radice di queste idee arriva da un'Università Libera. Libera di costruire nuove idee analizzando criticamente le vecchie, libera di scoprire cose nuove e impreviste nei laboratori, libera di confrontarsi con il resto del Mondo, libera di distruggere le vecchie impostazioni formali per crearne delle nuove, in qualsiasi campo. Questo è fare Ricerca.
Ciò in cui si vuole trasformare l'Università è un superliceo, che insegni ciò che vi è di assodato e lo applichi nel mondo produttivo. Il Paese che ha dato i natali a Galileo finirà di chiedersi come è fatto il Mondo. Lo farò solo in ghetti isolati, istituti di ricerca in cui i pochi interessati potranno ancora smontare il Mondo e ricomporlo in forme nuove, luoghi da cui però non passeranno tutti gli studenti come ora. I Professori inizieranno a fossilizzare il loro modo di insegnare senza lo sprone della Ricerca. Perderemo grandi idee perché non permetteremo ai giovani di mettere in dubbio le vecchie. Perderemo giovani interessati alla Ricerca perché non la vedranno mai durante il loro percorso di formazione.

Succederà il prossimo anno? No, il prossimo anno sarà quasi uguale a questo, ma sarà morto qualcosa. Ci metterà anni a rendersi evidente, anni in cui questo momento passerà inosservato e in cui le idee nasceranno ma sempre in minor numero. Il Paese si sarà arreso ma come un treno in corsa continuerà ad andare avanti per inerzia ancora per un po', a motore spento. Si può sacrificare la Ricerca in Italia oggi? Per la dirigenza attuale concentrata solo sul presente non c'è dubbio che la risposta è affermativa. Ci sono altre priorità molto più contingenti. E' evidente che sono queste a determinare la bilancia delle elezioni.

Una scelta tanto radicale viene fatta da un Governo che ha depresso il ruolo culturale e di crescita dell'Italia nel Mondo, in un momento di crisi politica evidente. Una riforma strutturale dell'Università va fatta, al più presto e con principi diametralmente opposti. Va costruita insieme alle menti del Paese, di tutte le età, e con il più ampio consenso politico.

Nei prossimi anni cosa daremo al Mondo? Oggi le menti migliori fuggono all'estero perché il genio italiano non ha gli spazi per svilupparsi e diventare adulto. In un futuro non ci saranno più menti da esportare, né da far crescere qui. L'Italia, che da sempre ha dato il suo più grande contributo al Mondo nel far crescere la conoscenza di sé più che in qualunque altro ramo, avrà fallito nel dare il suo contributo nel far avanzare l'Umanità.

Scritto da un pessimista che tenta di fare congetture realistiche, nella certezza che il DDL verrà approvato.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Hai perfettamente ragione. L'Italia si sta arrendendo e i barbari la espugneranno completamente.

Tagliare di netto le risorse all'Università, vincolare le erogazioni al giudizio del ministero in base a criteri inadatti perché non basati sulle singole realtà universitarie, rendere ancora più instabile la carriera dei precari, cancellare i ricercatori a tempo indeterminato, impedire il turn over, significa di fatto soffocare la libertà che è alla base del nostro sistema.
L'Università pubblica - se sopravviverà a tutto questo- sarà costretta a "vendersi", a impostare politicamente e ideologicamente il suo lavoro.

E' una riforma che viola la Costituzione che tutela il diritto allo studio e al lavoro, la libertà dell'insegnamento e della ricerca.
E' una violazione subdola del principio di uguaglianza, perché studiare diventerà sempre più privilegio di pochi.

E' un lucido e scellerato disegno a lungo termine per annullare la coscienza critica nei cittadini, distruggendo i presupposti per poterla esercitare.

Giorni così mi fanno venire voglia di dargliela vinta... :(
M.