martedì, ottobre 28, 2008
Diario di una rivolta pacata \ 5
domenica, ottobre 26, 2008
Diario di una rivolta pacata \ 4



Gli altri ragazzi alla Romanina hanno girato tutta la mattinata per informare le persone (non è stato possibile volantinare ne studiare per terra). Anche li non si sa bene quanto sia stato efficace tutto l'impegno profuso. Ci viene segnalata una simpatica iniziativa: l'ateneo è stato messo in vendita su Ebay... anche questa sembra buona.
Risultato di tutta la faccenda: successo! finalmente un po' di visibilità a Tor Vergata finora rimasta silenziosa. Vari articoli su internet parlano di noi eccoli!!!
ansa.it (1)
ansa.it (2)
repubblica.it
messaggero.it
ilsole24ore.it
inviatospeciale.com
E ci ho messo anche la faccia! Speriamo serva...

sabato, ottobre 25, 2008
Diario di una rivolta pacata \ 3
Ultimissima nota: i giornali hanno trovato un'etichetta da affibbiarci e visto che non ci rifacciamo ad alcun movimento passato ci hanno dato un nuovo nome, L'Onda.
venerdì, ottobre 24, 2008
Non ci fate paura
Presidente Cossiga, pensa che minacciando l’uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia esagerato? «Dipende, se ritiene d’essere il presidente del Consiglio di uno Stato forte, no, ha fatto benissimo. Ma poiché è l’Italia è uno Stato debole, e all’opposizione non c’è il granitico Pci ma l’evanescente Pd, temo che alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà quantomeno una figuraccia».
Quali fatti dovrebbero seguire? «A questo punto, Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand’ero ministro dell’Interno».
Ossia? «In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino di dodici anni rimanesse ucciso o gravemente ferito…». Gli universitari, invece? «Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città». Dopo di che? «Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».
Nel senso che… «Nel senso che le forze dell’ordine dovrebbero massacrare i manifestanti senza pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli a sangue e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano».
Anche i docenti? «Soprattutto i docenti. Non quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!».
E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? «In Italia torna il fascismo», direbbero. «Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l’incendio».
Quale incendio? «Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà ad insanguinare le strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigate Rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università. E che gli slogan che usavano li avevano usati prima di loro il Movimento studentesco e la sinistra
Quali fatti dovrebbero seguire? «A questo punto, Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand’ero ministro dell’Interno».
Ossia? «In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino di dodici anni rimanesse ucciso o gravemente ferito…». Gli universitari, invece? «Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città». Dopo di che? «Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».
Nel senso che… «Nel senso che le forze dell’ordine dovrebbero massacrare i manifestanti senza pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli a sangue e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano».
Anche i docenti? «Soprattutto i docenti. Non quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!».
E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? «In Italia torna il fascismo», direbbero. «Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l’incendio».
Quale incendio? «Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà ad insanguinare le strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigate Rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università. E che gli slogan che usavano li avevano usati prima di loro il Movimento studentesco e la sinistra
Diario di una rivolta pacata \ 2
Oggi si ripropone la protesta in forma di assemblea. Tutti davanti all'aula del Consiglio di Facoltà di Scienze. Si fa nuovamente il punto della situazione, si aspetta una decisione del consiglio partecipando con una delegazione di cinque studenti. Per non sprecare tempo prezioso (davvero in questi giorni) nel frattempo andiamo a lezione. Poi di nuovo davanti all'aula ad aspettare e discutere. E' evidente che le spaccature esistono: c'è chi vuole il blocco della didattica perché garantire il diritto allo studio oggi significa essere meno sicuri di poter essere iscritti l'anno prossimo. Altri vogliono poche perdite di tempo e più fatti: non siamo a Lettere (con tutto il rispetto) non abbiamo voglia di perdere un anno per colpa di Tremonti e della Gelmini. Evitare di fare lezione per garantire il diritto allo studio si può paragonare al caso di un denutrito che fa lo sciopero della fame per elemosinare il cibo (by Giovanni, riporto solo). Alcuni vogliono proteste per le strade e nei centri commerciali che tanto abbondano in zona. Si ricorda che la protesta vuole essere assolutamente pacifica: niente fumogeni, niente violenza. Si alzano applausi da una parte e fischi dall'altra. Sganciarsi dal vecchio retaggio politico di Lettere mi sembra sempre più difficile, tenteremo.
A Tor Vergata bisogna affrontare due problemi fondamentali rispetto a La Sapienza. Le facoltà sono isolate e non inserite in un contesto unitario, non si può nemmeno arrivare a piedi da una facoltà all'altra, in mezzo ci sono strade a scorrimento veloce. Inoltre non siamo al centro, la zona è periferica e decentrata. Possiamo però volgere a nostro favore questi svantaggi: organizzando un corteo che unisca tutte le facoltà si potrebbero bloccare arterie di traffico importanti e creare disagio in grado di attirare l'attenzione dei media. Il quartiere, proprio perché periferico, è pieno di centri commerciali: portiamo la cultura in questi grandi edifici dove centinaia di persone passano tutti i giorni, facciamolo nei fine settimana quando c'è più gente e non si devono saltare lezioni!
Proposte concrete, è questo che chiede la Gelmini. Bene: iniziate ridando al fondo per l'innovazione i soldi del prestito ponte che l'Europa nega ad Alitalia. La febbre del superenalotto ha alzato di molto gli incassi nell'ultimo mese dell'Erario: dateli alla Ricerca. Perché costruiamo portaerei che costano 1.3 MLD di euro? tagliate i fondi della difesa, destinateli alla sicurezza nelle città e alla ricerca. Se ci danno più tempo possiamo parlare anche dei tagli della politica e dell'ottimizzazione della burocrazia!
A Tor Vergata bisogna affrontare due problemi fondamentali rispetto a La Sapienza. Le facoltà sono isolate e non inserite in un contesto unitario, non si può nemmeno arrivare a piedi da una facoltà all'altra, in mezzo ci sono strade a scorrimento veloce. Inoltre non siamo al centro, la zona è periferica e decentrata. Possiamo però volgere a nostro favore questi svantaggi: organizzando un corteo che unisca tutte le facoltà si potrebbero bloccare arterie di traffico importanti e creare disagio in grado di attirare l'attenzione dei media. Il quartiere, proprio perché periferico, è pieno di centri commerciali: portiamo la cultura in questi grandi edifici dove centinaia di persone passano tutti i giorni, facciamolo nei fine settimana quando c'è più gente e non si devono saltare lezioni!
Proposte concrete, è questo che chiede la Gelmini. Bene: iniziate ridando al fondo per l'innovazione i soldi del prestito ponte che l'Europa nega ad Alitalia. La febbre del superenalotto ha alzato di molto gli incassi nell'ultimo mese dell'Erario: dateli alla Ricerca. Perché costruiamo portaerei che costano 1.3 MLD di euro? tagliate i fondi della difesa, destinateli alla sicurezza nelle città e alla ricerca. Se ci danno più tempo possiamo parlare anche dei tagli della politica e dell'ottimizzazione della burocrazia!
mercoledì, ottobre 22, 2008
Diario di una rivolta pacata \ 1
Da oggi cercherò di seguire l'evolvere delle manifestazioni di protesta contro la legge 133 che stanno crescendo nel mondo universitario.
In sintesi cosa è successo: il governo con decreto legge ha programmato gli interventi economici per i prossimi anni in un documento programmatico che ha ricevuto dure critiche. Cito da wikipedia:
Detto ciò la cosa che mi preme sottolineare sono i tagli ai fondi: 8 miliardi di euro per la scuola e 1.5 all'università (circa il 10 % del fondo totale). Si traducono tra le altre cose in 80.000 tagli tra i professori delle scuole a cui vanno aggiunti le non riassunzioni di tutti i precari nel pubblico (a meno che non vengano assunti a tempo indeterminato...con quali soldi non si sa), circa 60.00 nella ricerca.
Cosa è successo oggi. Grande assemblea generale alla Facoltà di Scienze: sono presenti studenti, docenti, personale docente amministrativo e tecnico di tutte le facoltà di Tor Vergata. Interviene anche il Preside di Scienze. Siamo tutti d'accordo su un NO deciso alla 133 (e alla Gelmini). Niente occupazione, si vuole una protesta più ragionata e che non possa essere strumentalizzata dal Governo: si propongono presidi serali nei week-end. Le sfumature del dissenso sono le più varie e nonostante la dichiarazione di intenti di un'assemblea apartitica si devono segnalare alcuni richiami alla "lotta" e ai "compagni" che creano spaccature tra gli studenti. Soprattutto tra quelli di Scienze l'idea che predomina è che la protesta sia sotto un'unica bandiera tricolore, che si rifà ad ovvi principi democratici e di nonviolenza senza richiami al passato: un movimento nuovo ed unitario. Perché anche chi ha votato per Berlusconi può rendersi conto che la legge non porta alcun beneficio all'Università. Tutti i cittadini democratici dovrebbero protestare contro questo taglio, senza alcuna remora o timore di essere discriminati politicamente. Quando si uno studente di Filosofia cerca di prendere le distanze da un certo vocabolario viene però sovrastato da chi ha il microfono dalla sua. Gli organizzatori, in maggioranza di Lettere restano fedeli alle vecchie idee e la spaccatura diventa evidente. Dopo tre ore di assemblea i più chiedono a gran voce una votazione per prendere decisioni pratiche sul da farsi. Inizialmente si prova a tirare fuori qualcosa, poi i dubbi e le indecisioni hanno la meglio. Tutto rimandato a domani in attesa del consiglio dei professori di Scienze. Potrebbero decidere per tre giorni di stop della didattica con forme di protesta quali lezioni in piazza alternative alla lezioni normali. La protesta prosegue, non è coesa su tutto ma si può fare molto perché nasca un movimento forte autorevole e nuovo.
In sintesi cosa è successo: il governo con decreto legge ha programmato gli interventi economici per i prossimi anni in un documento programmatico che ha ricevuto dure critiche. Cito da wikipedia:
La legge n. 133 del 6 agosto 2008 è la conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge n. 112 del 25 giugno 2008, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria.
Ha suscitato, tra l'altro, diffuse proteste nel mondo universitario ed accademico. Tre sono i punti maggiormente criticati:
- Tagli al fondo di finanziamento ordinario (FFO)
- Blocco del turn-over al 20% (una nuova assunzione del personale docente ogni 5 posti liberati)
- Possibilità di trasformazione per le università in fondazioni private
Detto ciò la cosa che mi preme sottolineare sono i tagli ai fondi: 8 miliardi di euro per la scuola e 1.5 all'università (circa il 10 % del fondo totale). Si traducono tra le altre cose in 80.000 tagli tra i professori delle scuole a cui vanno aggiunti le non riassunzioni di tutti i precari nel pubblico (a meno che non vengano assunti a tempo indeterminato...con quali soldi non si sa), circa 60.00 nella ricerca.
Cosa è successo oggi. Grande assemblea generale alla Facoltà di Scienze: sono presenti studenti, docenti, personale docente amministrativo e tecnico di tutte le facoltà di Tor Vergata. Interviene anche il Preside di Scienze. Siamo tutti d'accordo su un NO deciso alla 133 (e alla Gelmini). Niente occupazione, si vuole una protesta più ragionata e che non possa essere strumentalizzata dal Governo: si propongono presidi serali nei week-end. Le sfumature del dissenso sono le più varie e nonostante la dichiarazione di intenti di un'assemblea apartitica si devono segnalare alcuni richiami alla "lotta" e ai "compagni" che creano spaccature tra gli studenti. Soprattutto tra quelli di Scienze l'idea che predomina è che la protesta sia sotto un'unica bandiera tricolore, che si rifà ad ovvi principi democratici e di nonviolenza senza richiami al passato: un movimento nuovo ed unitario. Perché anche chi ha votato per Berlusconi può rendersi conto che la legge non porta alcun beneficio all'Università. Tutti i cittadini democratici dovrebbero protestare contro questo taglio, senza alcuna remora o timore di essere discriminati politicamente. Quando si uno studente di Filosofia cerca di prendere le distanze da un certo vocabolario viene però sovrastato da chi ha il microfono dalla sua. Gli organizzatori, in maggioranza di Lettere restano fedeli alle vecchie idee e la spaccatura diventa evidente. Dopo tre ore di assemblea i più chiedono a gran voce una votazione per prendere decisioni pratiche sul da farsi. Inizialmente si prova a tirare fuori qualcosa, poi i dubbi e le indecisioni hanno la meglio. Tutto rimandato a domani in attesa del consiglio dei professori di Scienze. Potrebbero decidere per tre giorni di stop della didattica con forme di protesta quali lezioni in piazza alternative alla lezioni normali. La protesta prosegue, non è coesa su tutto ma si può fare molto perché nasca un movimento forte autorevole e nuovo.
Iscriviti a:
Post (Atom)