lunedì, settembre 07, 2009

El Teide

Vi scrivo dalla mia camera all'osservatorio, dove rimarrò per tre giorni, per raccontarvi della mia stupenda escursione sulla cima del Teide! Sabato infatti ho preso l'unico Guagua che una volta al giorno sale fino alle pendici del cono vulcanico e mi sono avventurato in un territorio marziano. Come al solito salendo si incontrano le nuvole, quindi si attraversa la corona forestal fino a scorgere il picco, alto 3700 m. Arrivati sopra i 2000 m il panorama diventa desertico, niente più alberi, solo cespugli. La fanno da padrone i basalti, di tutti i colori e le pomici; il vulcano infatti ha attraversato diverse fasi in cui si è comportato in modo più esplosivo, tipo vesuvio, producendo pomici, o più effusivo, producendo lave basaltiche. Queste hanno diversi colori a seconda dei minerali contenuti, alcune sono molto rosse per via del ferro ossidato contenuto: per questo sembra di stare su Marte! la collinetta bianca ai piedi del cono principale che vedete in una delle foto invece è fatta essenzialmente di materiale piroplastico pomici e polveri: si chiama appunto montana blanca.







Arrivato alla partenza del teleferico sono sceso dal guagua e sono quindi passato da 2500 m a 3500 m grazie alla cabinovia. In cima mi aspettava un panorama mozzafiato e lava dal bordo tagliente ovunque. I sentieri erano costruiti all'interno delle colate con pietre riportate, a formare una specie di lunga scalinata. Per facilitare la presa sono stati messi anche sassolini lavici che fanno uno stranissimo rumore sotto i piedi! Pur derivando da colate più effusive sono molto porosi e leggeri, hanno un aspetto vetroso e fanno un rumore come di pezzetti coccio e vetri che si sfregano uno contro l'altro.


Per raggiungere la cima vera e propria e il bordo del cratere mancano ancora 200 m di dislivello molto appesi e serve un autorizzazione speciale. Sinceramente vista l'aria così rarefatta probabilmente non sarei riuscito nell'impresa, ad ogni modo era troppo complicato per una persona senza macchina arrivare qui solo per chiedere il permesso per un'altra giornata. Ho invece fatto una passeggiata quasi in piano verso i due punti panoramici. Da una parte il mare e puerto de la Cruz, perso tra le nuvole. Dall'altra le fumarole, segno di un'attività quiescente, e il panorama sull'enorme caldera vasta vari km fino ad arrivare al massiccio di guajara, altra bocca eruttiva ormai spenta.



















Ritornato alla base della cabinovia mi sono concesso un pranzetto veloce e qualche minuti di nascondino con delle lucertole di notevoli dimensioni che vivono solo qui e sembrano divertirsi a spuntare all'improvviso dal muretto dove i turisiti si fermano a riposare per rubare qualche mollica di cibo. Da qui in poi il progetto è di andare sul sentiero 19 che porta dalla base del teleferico al parador del turismo, altro rifugio del parco nazionale. La camminata è agevole, in lieve pendenza e le preoccupazioni di perdere l'unico autobus del ritorno accelerano il passo così impiego solo un ora per arrivare invece della prevista ora e mezza.













Il sentiero è stupendo e fa da confine a due collinette, una bianca e bassa costituita da pomici, e una alta e tagliente fatta di basalto rosso. Sembra veramente di stare su Marte, fatta eccezione per i pochi arbusti tra l'ocra e il verde sembra di camminare in una delle foto scattate da spirit o opportunity. Mi improvviso novello geologo marziano cercando di scovare rocce dei colori più disparati ed effettivamente non è difficile immaginare che qui facciano l'equivalente della nostra infiorata con la sabbia proveniente dal Teide vista la gamma di colori a disposizione. Arrivato al parador mi rimane abbastanza tempo per una visita alle Roques de Garcia e le classiche foto di rito, prima del ritorno alla base della valle.



























Per tutte le altre foto vi rimando alla galleria fotografica

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