domenica, novembre 09, 2008

Diario di una rivolta pacata \ 8

Come prima cosa devo constatare che purtroppo il mio impegno anti-133 sta scemando. Un po' dipende dal fatto che i toni stanno diventando più concertanti, un po' perché il lavoro si è accumulato e ora oltre a tenere il passo e recuperare quello che ho perso sto lavorando ad una interessante presentazione sui telescopi a neutrini che devo mostrare all'Università. Non sono riuscito quindi ad andare alle ultime manifestazioni, in particolare quella di venerdì. Di sicuro non mancherò il 14, visto anche lo stop delle lezioni per lo sciopero. Intanto da Lunedì anche alla facoltà di scienze ci saranno lezioni pomeridiane aggiuntive di tono divulgativo o informativo sulla legge, dalle 18.00 tutti i giorni. martedì sarà invece ospite a Lettere Ascanio Celestini, e di certo non mancherò (ore 20.00 per chi fosse interessato, l'evento è gratuito!). Per ultimo volevo segnalare le nuove dichiarazioni di Cossiga tratte da Repubblica.it :

ROMA - Aveva iniziato consigliando l'uso di infiltrati nei cortei ed evocando le maniere forti da parte delle forza dell'ordine. Oggi Francesco Cossiga torna a dispensare suggerimenti, non richiesti, al capo della polizia Antonio Manganelli. E sono di nuovo parole destinate ad alimentare polemiche. "Serve una vittima e poi si potranno usare le maniere forti", dice. Considerazioni tutt'altro che condivise dal presidente della Camera, Gianfranco Fini: "Ci sono minoranze rumorose che poi ricorrono alle cinghie. Sono molto rumorose ma rimangono molto minoranze". Intanto il suo collega di partito e sindaco di Roma, Gianni Alemanno, critica il ministro dell'Istruzione: "La Gelmini si è mossa male".

Cossiga: "Per il consenso serve la paura". Il ragionamento dell'ex presidente è affidato a una lettera aperta: "Un'efficace politica dell'ordine pubblico deve basarsi su un vasto consenso popolare, e il consenso si forma sulla paura, non verso le forze di polizia, ma verso i manifestanti". Per Cossiga, che pensa alle tensioni che hanno segnato le manifestazioni degli studenti di questi giorni, è stato "un grave errore strategico" reagire con "cariche d'alleggerimento, usando anche gli sfollagente e ferendo qualche manifestante".

La "tattica cossighiana". In pratica si tratta di disporre "che al minimo cenno di violenze di questo tipo, le forze di polizia si ritirino". A questo punto, continua Cossiga, "l'ideale sarebbe che di queste manifestazioni fosse vittima un passante, meglio un vecchio, una donna o un bambino, rimanendo ferito da qualche colpo di arma da fuoco sparato dai dimostranti: basterebbe una ferita lieve, ma meglio sarebbe se fosse grave, ma senza pericolo per la vita".

"La gente deve odiare i manifestanti". Una situazione che farebbe crescere fra la gente "la paura dei manifestanti e con la paura l'odio verso di essi e i loro mandanti o chi da qualche loft, o da qualche redazione, ad esempio quella de L'Unità, li sorregge". Tra i danneggiamenti invocati, Cossiga si augura che possano accadere alla sede dell'arcivecovo di Milano o a qualche sede della Caritas o di Pax Christi.

I tempi dell'intervento. "Io aspetterei ancora un po' - continua Cossiga - e solo dopo che la situazione si aggravasse e colonne di studenti con militanti dei centri sociali, al canto di Bella ciao, devastassero strade, negozi, infrastrutture pubbliche e aggredissero forze di polizia in tenuta ordinaria e non antisommossa e ferissero qualcuno di loro, anche uccidendolo, farei intervenire massicciamente e pesantemente le forze dell'ordine contro i manifestanti".

A questo punto mi aspetterei una replica da Napolitano e da gli altri Presidenti Emeriti. Quello che mi chiedo è se ha capito che questi non sono gli anni '70, pensa davvero che c'è gente che va alle manifestazioni con le pistole? Se non ci sarà una risposta dura e decisa a queste dichiarazioni da parte della classe politica vorrà dire solo una cosa: la nostra generazione è più matura e responsabile di quella che siede in Parlamento.

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