sabato, ottobre 08, 2011

Postfazione

Così all’istituto di Fisica ottenni una stanza tutta mia, piena di un mucchio di strumenti ottici sensibili. Non tedierò il lettore con la descrizione dei princìpi e della metodologia di quegli esperimenti, e citerò solo il cosiddetto ”interferometro”, costituito da due lastre di vetro semi-riflettenti che devono essere mantenute parallele con la precisione di un milionesimo di centimetro. Dopo averle allineate con grande fatica, basta starnutire e l’allineamento è
irrimediabilmente alterato! Li chiamavo i diavoli di entrata e di uscita.


George Gamow, La mia linea di Universo



Se persino Gamow ha trovato così diabolici questi strumenti non si può non ammettere che questi interferometri a cavità ottica risonante siano proprio delle brutte bestie da trattare... D’altro canto 112 anni dopo la loro invenzione rappresentano ancora una sfida tecnologica non banale da vincere. Se da una parte le moderne tecnologie, l’elettronica in particolare, aiutano moltissimo nel controllare questo tipo di strumenti così complicati, dall’altra risulta quasi impensabile che già nel 1924 controllare la cavità ottica con una precisione di 10 nm fosse un’operazione di routine, sebbene difficile. Questi strumenti sono tanto più intriganti se si considera che sono spesso usati come metri campione per le misure più precise. Calibrare tale strumento diventa quindi l’equivalente di ricostruire in casa un metro campione come quello conservato vicino Parigi, senza avere altro standard se non la luce stessa che si vuole filtrare.

La mia tesi consisteva proprio nel descrivere le basi teoriche e i metodi alla base di questi strumenti. Spero di non avervi tediato troppo, d’altronde il mio scopo era ben diverso da quello di Gamow!

Luca Giovannelli

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